L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha inasprito problematiche esistenti da anni in vari ambiti e su tutto il territorio nazionale. Tra queste le condizioni dell’accoglienza ai cittadini migranti: un sistema che dovrebbe essere diffuso, basato sui piccoli numeri e sul sostegno all’autodeterminazione, e che invece predilige l’emergenzialità e i grandi centri, in cui i percorsi individuali vengono indeboliti e compromessi e in cui si dà spazio alle gare d’appalto al ribasso piuttosto che alla qualità del servizio offerto.
E’ il caso ad esempio della struttura comunale di Brindisi conosciuta con il nome di ‘dormitorio’, in cui risiedono 140 persone in spazi sovraffollati, con servizi igienici insufficienti e in cui, come denunciava tempo fa il Forum territoriale della provincia di Brindisi, sono stati pressochè inesistenti gli interventi volti alla diffusione di informazioni atte a orientare e limitare l’esposizione al contagio.
Il Covid-19 ha messo in luce anche la precarietà di molte persone, inasprita da anni di politiche inique: in particolare, la perdita dei permessi per protezione umanitaria, conseguenza dei decreti sicurezza approvati a dicembre 2018, ricade ora sulle vite di molte persone, rimaste senza documento e dunque private di una continuità con il lavoro che avevano. Una precarietà economica e giuridica che durante l’emergenza sanitaria si è fatta sentire in modo pesante. Lo ha messo in luce il Forum di Brindisi che, insieme alle realtà che lo compongono e con cui fa rete nel territorio – tra cui Anpi, Migrantes, la Comunità africana locale -, durante il lockdown e dopo si è attivato per portare sostegno materiale alle tante persone rimaste senza reddito. “Ringrazio affettuosamente l’associazione Migrantes di Brindisi e l’Anpi Brindisi per tutte le volte che mi avete riempito la macchina con beni alimentari per la gente disperata, esclusa da tanti diritti”, scriveva a metà maggio Drissa Kone, il rappresentante della Comunità africana.
“Molti, istituzioni comprese, fanno finta che queste persone non esistano. Soprattutto in questo periodo in cui non possono neanche lavorare, perché i datori evitano di ingaggiarli con contratti regolari, per poi lamentarsi senza vergogna della mancanza di manodopera per i raccolti nelle campagne. Ma queste
persone ci sono eccome, e sono donne e uomini con i loro bambini”, così Tea Sisto di Anpi Brindisi commentava la situazione.
“Migrantes fino ad oggi ha consegnato più di 70 sacchi alimentari. Abbiamo risposto a bisogni primari e attivato un circuito virtuoso di attenzione e solidarietà. Grazie alle tante persone di buona volontà che ci hanno accompagnati in questa iniziativa”, affermava Sabina Bombacigno di Migrantes.
Già perché, come dimostra l’esperienza del territorio brindisino, la società reale è fatta di persone che lavorano, vivono in Italia da anni, ma che la politica non vede, o finge di non vedere; e anche di persone che danno una mano, come possono, mettendosi nei panni degli altri: i loro vicini, i genitori degli amici dei propri figli, i loro colleghi. Una società che lavora sui territori costruendo una società inclusiva, a garanzia dei diritti di tutti, a fronte di una grave assenza istituzionale.
E’ urgente una reale presa in carico della politica rispetto alla realtà, con uno sguardo a questa società, attiva e presente, a cui è necessario dare finalmente voce e spazio.