Ci sono molte più domande che risposte sul brutale omicidio di Civitanova Marche e anche molti flashback e diverse considerazioni da fare; l’unico fatto chiaro è che un uomo è morto, ucciso da un altro uomo senza alcuna ragione e con una inaudita violenza, come direbbero gli inquirenti, “per futili motivi”.
Ma nel porsi le prime domande e nel ragionare di questo scioccante evento che ha visto coinvolto un cittadino di origine nigeriana, padre di un bambino di 8 anni, vengono alla mente alcune immagini: la gente che guardava senza intervenire, la sproporzione di forza vista la disabilità della vittima, la violenza inaudita di questo evento. Ma prima di tutto il fatto che un italiano bianco abbia agito contro un immigrato nero.
La prima domanda nasce da un aspetto per il quale abbiamo avuto modo di leggere molte esternazioni pubbliche a poche ore dall’aggressione: esiste una possibile declinazione “razzista” di questo omicidio?
Noi non abbiamo una risposta ma siamo certi che vada necessariamente indagato in questa direzione. Ci aspettiamo che gli inquirenti scavino a fondo per capire le condizioni nelle quali è maturato questo omicidio, se effettivamente l’aggressore avesse avuto intenzione di uccidere sentendosi “immune da qualsiasi conseguenza” perché la “vita di un nero non vale molto”. Una veloce considerazione che esclude o ammette questa aggravante mette a rischio un approfondimento doveroso e fornisce un alibi per chi magari non intende indagare. Ci aspettiamo di sapere se ci siano anche delle responsabilità politiche e di contesto nelle intenzioni dell’omicida, come è accaduto anche in altre aggressioni simili.
A seguire la seconda domanda che riguarda l’allarmante razzismo e le azioni politiche che lo fomentano, ovvero quanto si fa per censurare queste condotte?
Una possibile considerazione su questa ultima campagna elettorale e sulle dichiarazioni della Lega nord Marche, proprio su questo omicidio, sembra davvero calzante: in un comunicato stampa della Lega si nota una straordinaria speculazione volta a legare le migrazioni alla sicurezza. Ma davvero? Peccato che la prima dichiarazione di Marchetti si basava su informazioni errate: neanche il tempo di capire cosa fosse davvero accaduto che il commissario della Lega ha subito puntato l’indice contro “gli sbarchi” per garantire una maggiore sicurezza, ma quando ha capito che l’aggressore era un italiano ha tentato di ritrattare tutte le sue considerazioni. Ci ricorda molto la triste caccia all’immigrato che ci preoccupa non poco e che iniziamo a percepire anche in questa campagna elettorale, usata come un pericoloso collettore di consenso.
Noi speriamo di poter dare delle risposte che abbiano un senso, anche se la morte di Alika non ne ha alcuno e ci lascia sgomenti.
Tuttavia una considerazione finale ci sentiamo di farla.
In questo omicidio emerge in modo inquietante la dimensione della violenza tanto totale quanto irragionevole, innescata da futili motivi. Essa ha le stesse caratteristiche di molti altri episodi simili che indicano come siamo diventati una società intrisa di una violenza nascosta ma pronta ad esplodere in ogni momento e i cui portatori sono uomini qualunque, spesso incensurati.
Bisogna riconoscere che la violenza diffusa nasce da continue campagne di odio e da una politica che distrugge la coesione sociale, tagliando i servizi alle fasce più povere della popolazione, così tanto che le differenze socio-economiche tra una piccola minoranza ricca e una larghissima maggioranza povera sono esplose. In questo contesto gli stranieri sono coloro sui quali più facilmente si scatena la violenza, fisica e verbale sicuramente, ma anche politica e sociale per quanto riguarda l’accesso ai diritti.
Abbiamo bisogno di ritrovare una coesione sociale, una sicurezza che si basa sulla garanzia dell’accesso ai diritti, abbiamo bisogno di attivarci in rete e in tanti, nelle piazze per rivendicare tutto ciò. Abbiamo bisogno che in questa campagna elettorale si pongano questi temi nell’agenda politica.
Infine porgiamo le più sentite condoglianze alla famiglia di Alika, auspicando che giustizia venga fatta, ma soprattutto chiarezza nelle responsabilità. Forse attraverso una parte civile nel processo potremmo sperare in un approfondimento doveroso.