Pane, carriera, libertà
Questo lo slogan che guidava la protesta delle donne ieri a Kabul.
Da qui vogliamo partire per dare un contributo alla riflessione attorno all’anniversario della caduta di Kabul nelle mani dei Talebani, con tutto quello che ne è conseguito.
Le donne sono quelle più colpite da questa drammatica crisi afgana, una crisi politica che determina una straordinaria crisi economica, sociale e culturale.
Così le donne ieri sono scese in piazza a Kabul per ridare voce ai loro diritti negati e violati, e per dare voce a tutto il popolo che vive una condizione intollerabile che la comunità internazionale non può fare finta di non vedere.
Una condizione intollerabile che, in particolare per le donne, è peggiorata quest’ultimo anno ma che non è iniziata il 15 agosto 2021: lo vogliamo ricordare che le donne sono sempre state escluse dalla partecipazione dai tavoli negoziali tanto dai talebani quanto dai “governi occidentali” presenti per 20 anni in Afghanistan. Le donne sono state rese invisibili nei percorsi di ricostruzione del governo e del paese, percorso guidato dalle missioni internazionali che hanno sacrificato i diritti e la partecipazione delle donne sull’altare degli interessi politici prioritari degli “occidentali”.
Basta sentire le parole di Mike Pompeo, segretario di stato americano quando nel 2019, dunque non tanto tempo fa, dichiarava a latere dei tavoli di negoziazione con i talebani (in vista del ritiro delle missioni dal paese): “il rispetto dei diritti di donne e delle minoranze nei dialoghi di pace non è responsabilità americana”.
Le violazioni e le privazioni che si stanno additando oggi ad un anno dalla presa del potere dei talebani, hanno radici più profonde e anche responsabilità più ampie e certamente internazionali.
Bisogna indagare al meglio le responsabilità passate per capire come percorrere le giuste soluzioni future, e stare dalla parte delle donne per stare dalla parte dell’Afghanistan democratico e libero.
La comunità internazionale dovrebbe difendere queste donne scese in piazza ieri per tentare di iniziare a rimediare.
Oggi noi vogliamo parlare di loro perché vogliamo stare dalla loro parte.
#respect_my_existence_or expect_my_resistance
Immagine in evidenza > traduzione testo “Pane, carriera, libertà”
Crediti immagine: Twitter @barackzaySara