Strumenti per affermare diritti, contro la fabbrica della frontiera

È cominciato con l’appello di Yasmine Accardo, portavoce di LasciateCIEentrare, a partecipare alla manifestazione che si terrà domani a Bolzano, «perché vogliamo opporci qui e altrove all’apertura dei lager, dei centri di segregazione razziale in ogni regione, cioè dei Cpr, e all’estensione del trattenimento delle persone migranti in questi posti fino a 18 mesi», l’incontro pubblico on line organizzato dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose: “Da Cutro a Lampedusa, tra decreti, circolari e direttive. Capiamo insieme cosa sta succedendo”.

Accardo ha ricordato il lavoro importante che l’organizzazione svolge dal 2011 nel monitoraggio lungo i luoghi di frontiera, sottolineando il ruolo attivo delle reti delle persone migranti e dei loro familiari. I primi combattenti alle frontiere, li ha definiti. «In questo momento stiamo ricevendo segnalazioni dalle zone più sperdute d’Italia, ci stiamo occupando in particolare dei minori trattenuti negli hotspot del sud Italia, di bambini a cui non è concesso nemmeno il diritto di telefonare ai propri genitori che spesso si trovano dall’altro capo del mondo», continua la portavoce di LasciateCIEntrare: «A Porto Empedocle, per esempio, ci sono centinaia di minori stranieri non accompagnati trattenuti. Così negli hotspot di Trapani e Caltanissetta.  Abbiamo una rete di SOS. Pensiamo che bisogna esserci sempre, per monitorare ciò che sta accadendo alla frontiera», conclude.

«Le politiche di accoglienza stanno scomparendo, in Italia e in Europa, lasciando il passo a quelle di detenzione e trattenimento», ha detto la coordinatrice del Forum, Giovanna Cavallo, presentando le due campagne attivate di recente, Paradossi all’Italiana e Patto Europeo dal Basso.    

E prima di proseguire nell’incontro con l’intervento di Edgardo Maria Ioizia, animatore di Stop Border Violence che, a sua volta, ha parlato del lancio dell’Ice, l’iniziativa dei cittadini europei registrata alla Commissione Europea in cui si chiede l’applicazione effettiva dell’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nel quale si proibiscono la tortura e altri atti inumani o degradanti. Servono un milione di firme raccolte in almeno sette stati membri per una richiesta ufficiale alle istituzioni europee: fermare la violenza e i respingimenti ai suoi confini.  Ma anche per altre richieste, tra cui: elaborare standard minimi di accoglienza per tutti gli stati membri e ritirare tutti gli accordi internazionali con paesi terzi autoritari per il controllo dei flussi migratori.

Sistema europeo di violazioni Eppure, come abbiamo ascoltato dalle parole della giurista Francesca Napoli, che è stata interpellata nel corso dell’incontro da Teresa Menchetti del Forum sulle direttrici su cui fonda il Patto Europeo sulle Migrazioni e l’Asilo, sono proprio gli accordi con i paesi di origine e terzi di transito considerati sicuri, soprattutto, d’Africa e di Asia, uno dei fulcri su cui si basano le nuove, ormai vecchie politiche europee. Milioni di euro investiti per bloccare le partenze e favorire i rimpatri e le riammissioni. Ma andiamo con ordine. La giurista ha ricordato in via preliminare che il governo italiano sta attuando già, attraverso circolari, decreti e direttive, tutta una serie di proposte che sono ancora sede di discussione e mediazione tra gli stati nell’ambito del Patto europeo.

«Il Patto si inserisce nell’ambito della cornice del sistema comune d’asilo, che ha ormai una ventina di anni, ma mentre in passato si riferiva, almeno in via di principio, alla tutela dei diritti fondamentali, ora il nuovo sistema è basato sulla solidarietà, sì, ma non verso le persone, tra gli stati», ha detto Napoli. «Ora si discute di come ridistribuire questo carico residuale, per citare il ministro dell’interno», ha aggiunto la giurista, la cui analisi si è concentrata a spiegare, soprattutto, uno dei tasselli del Patto: il regolamento che introduce il sistema degli accertamenti pre-ingresso alla frontiera esterna dell’Unione e i conseguenti trattenimenti dei migranti alle frontiere. La giurista ha spiegato il meccanismo dello screening, che comprende diverse fasi: identificazione, controlli sanitari e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e relativo inserimento nella banca dati Eurodac. Un meccanismo che, secondo la proposta di regolamento contenuta nel Patto Migrazioni e Asilo, si applica a tutti coloro che hanno attraversato una frontiera in maniera non autorizzata, per le vie di aria, mare, terra. Una procedura che serve, come lo stesso Patto riferisce, a fare in modo che: «le domande di asilo presentate alle frontiere non conferiscono un diritto automatico di entrare nell’Unione Europea».

E sono proprio su questo solco le norme introdotte nell’ordinamento italiano dalla legge n.50 del 2023 entrata in vigore dopo il naufragio di Cutro. Come ha spiegato nel corso del suo intervento che è seguito a quello di Francesca Napoli, il giurista di Asgi e del Forum, Gianfranco Schiavone: «le norme che hanno la funzione di accelerare le procedure delle richieste di asilo, in realtà, hanno l’effetto di limitare l’esercizio dei diritti, tra i quali quello alla libertà personale», ha riferito Schiavone: «Sono procedure che intervengono già nella fase immediatamente successiva allo sbarco e che puntano all’isolamento dei richiedenti asilo in luoghi chiusi e non accessibili alla società civile». E sono proprio queste le norme messe in discussione nelle ultime due settimane da diversi giudici che si occupano di protezione internazionale e legislazione dell’immigrazione, da Catania, a Firenze e Roma. Sentenze che hanno liberato decine di cittadini tunisini stabilendo che il trattenimento amministrativo è un istituto non compatibile con il nostro ordinamento costituzionale, perché non è possibile privare una persona della sua libertà in ragione di ciò che egli è, cioè uno straniero che chiede asilo.

Ed è infine «con la speranza rinnovata che si continui a mettere sabbia negli ingranaggi governativi che stanno smantellando i diritti delle persone migranti; è con la necessità di condividere sempre maggiori strumenti di attacco e di difesa da queste politiche scellerate, italiane, ed europee», che la coordinatrice del Forum, Giovanna Cavallo, ha chiuso l’incontro.

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