A che punto è il Patto Europeo su Migrazioni e Asilo.

I negoziati tra gli stati nell’ambito del Patto Europeo sulle Migrazioni e l’Asilo sono andati avanti nelle ultime settimane con alcuni punti fermi, tra cui vi è l’eliminazione della possibilità di concedere una protezione immediata alle persone che fuggono da una situazione di pericolo straordinario, come un conflitto armato. Un’ altra convinzione all’interno della maggior parte degli stati europei è la possibilità di trattenere i richiedenti asilo nella procedura di frontiera per periodi più lunghi, fino a 20 settimane, nel frattempo che le loro richieste di protezione internazionale vengano esaminate.

Come è noto, la riforma proposta dalla Commissione europea nel settembre del 2020, comprende cinque regolamenti, a cui si aggiungono tre raccomandazioni e un documento di linee guida. L’obiettivo finale è quello di trovare un equilibrio tra la responsabilità dei Paesi di frontiera dell’Unione, come l’Italia, la Grecia e la Spagna, che vedono la maggior parte degli arrivi sulle loro coste e il principio di solidarietà con gli altri Paesi dell’Unione chiamati anche loro all’accoglienza dei richiedenti asilo. Ma il Patto in via di approvazione non interviene sul meccanismo previsto dal regolamento di Dublino, perché prevede unicamente che l’accoglienza da parte degli stati di frontiera come l’Italia debba essere compensata da dotazioni finanziarie. Non soltanto. Proprio la recente decisione di alcuni stati, tra cui il nostro, di riattivare i controlli alle proprie frontiere, mostra l’alterazione del funzionamento dello spazio Schengen e la difficoltà di trovare unità sulle politiche migratorie oltre l’egoismo degli stati.

Cosa prevede il Patto Su alcuni punti, però, i negoziati vanno avanti e gli stati sono d’accordo: le intese con i paesi di origine e terzi di transito considerati sicuri, soprattutto, d’Africa e di Asia attraverso lo stanziamento di milioni di euro per bloccare le partenze e favorire i rimpatri e le riammissioni. E poi, tra le altre cose: il meccanismo dello screening, cioè l’identificazione, i controlli sanitari e di sicurezza, di rilevamento delle impronte digitali e relativo inserimento nella banca dati Eurodac; un meccanismo che, secondo la proposta di regolamento contenuta nel Patto Migrazioni e Asilo, si applica a tutti coloro che hanno attraversato una frontiera in maniera non autorizzata, per le vie di aria, mare, terra. Una procedura che servirebbe a fare in modo che le domande di asilo presentate alle frontiere non conferiscono un diritto automatico di entrare nell’Unione Europea.

Un altro tassello del Patto su cui l’intesa è stata trovata, è il regolamento che interviene subito dopo lo screening e prevede la procedura di frontiera per i richiedenti che provengono da un Paese con un basso tasso di riconoscimento di protezione internazionale e che vengono indicati come un rischio per la sicurezza nazionale. Per loro si introduce la così detta procedura accelerata, attraverso cui le autorità non permettono formalmente ai richiedenti di entrare nel territorio nazionale, ma sono previste misure di detenzione fino a un massimo 12 settimane e, nel caso la richiesta d’asilo venisse respinta, è previsto che le autorità avranno altre 12 settimane per rimpatriare la persona nel proprio Paese di origine. È la misura già prevista dal governo Meloni e che alcuni giudici hanno smontato segnalando la violazione dei diritti umani a cui sono sottoposte le persone migranti e la deriva autoritaria che così rischia di prendere l’ordinamento.

Call to action Per queste ragioni, la rete del Forum crede che si debbano cambiare le politiche migratorie europee che si sono dimostrate fino a qui fallimentari oltre che nocive, e andare di contro nella direzione di un sistema di apertura e gestione di flussi di migrazione regolare e di protezione del diritto alla fuga. E, in questa ottica, stiamo promuovendo una road map che possa aprire uno spazio di confronto e proposte che vada in tale direzione. Per questo, vi invitiamo ad attivarvi con la rete del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, ognuno con la propria sensibilità e con le proprie competenze. Perché soltanto tutti insieme potremmo rendere la società civile italiana, ed europea, davvero consapevole dei gravi rischi di violazione dei diritti umani a cui rischiano di portare le politiche adottate dal Patto migrazioni e Asilo.

Per partecipare info@percambiarelordinedellecose.eu

Scarica il volantino della call to action

 

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