- Apertura di canali di ingresso sicuri
L’Europa dovrebbe implementare una politica dei visti adeguata, facilitando l’ingresso nel territorio dell’Unione Europea per coloro che sono stati costretti a lasciare il proprio Paese d’origine non solo a causa di persecuzioni individuali, guerre o rischi di danni gravi ma anche a causa dell’assenza delle condizioni minime indispensabili per la propria sopravvivenza. Contestualmente chiediamo l’apertura di canali di ingresso sicuri ai cittadini stranieri evitando viaggi drammatici per i quali ci si affida, nella maggioranza dei casi, a trafficanti.
2. Eliminazione dei centri di detenzione
Chiediamo l’eliminazione dei centri di detenzione per tutte le categorie di persone, a maggior ragione per le famiglie con bambini. Il ricorso alla detenzione dovrebbe infatti essere sempre evitato, sia nella fase di determinazione della responsabilità per l’esame della domanda d’asilo che nella fase di esame della domanda stessa. Dovrebbe sempre valere il principio per cui un richiedente asilo non può essere trattenuto semplicemente perché è un richiedente asilo. Chiedere asilo non è una colpa.
3. Garantire ai cittadini stranieri pieno accesso alle procedure ordinarie di protezione internazionale
Auspichiamo il ritorno alla procedura ordinaria come strumento di valutazione delle domande di protezione internazionale che devono essere sempre valutate caso per caso. La procedura accelerata di frontiera al contrario prevede valutazioni sommarie e rappresenta un abbassamento drastico dei livelli di protezione. Secondo le norme inserite nel patto sarebbe infatti sufficiente che la persona migrante provenga da un Paese il cui tasso di riconoscimento a livello europeo della domanda di asilo sia inferiore al 20% perché la sua domanda sia valutata con la procedura accelerata. Questo criterio rappresenta un abbassamento drastico dei livelli di protezione sulla base di variabili dati statistici.
4. Possibilità di presentare domanda di asilo in qualunque momento
Il riconoscimento della corretta presentazione e valutazione della domanda d’asilo dovrebbe essere garantito anche quando la domanda stessa non viene presentata in modo “tempestivo”. Se viene presentata dopo, ad esempio un anno, dall’ingresso della persona nel territorio di un paese dell’UE, questo fatto non dovrebbe essere considerato come fatto sufficiente a far valutare la domanda con la procedura accelerata
5. Richiamo alle convenzioni internazionali
Riteniamo si debba tornare a considerare come punto fondamentale il richiamo alle convenzioni internazionali e nazionali, quali: Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (CEDU), Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC), Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (DUDU), Costituzione Italiana. Queste convenzioni internazionali sono state infatti firmate da tutti i Paesi membri dell’UE e dovrebbero poter rappresentare il punto di riferimento di qualunque decisione a livello nazionale ed europeo.
6. Cooperazione equa e trasparente fra i Paesi membri
Il meccanismo di solidarietà nei confronti degli stati sotto pressione migratoria non dovrebbe prevedere una compensazione finanziaria per quei Paesi che non vogliono accogliere quote di migranti. La ricollocazione dovrebbe essere considerata come unico strumento percorribile, senza alternativa con compensazioni economiche che rischierebbero, molto probabilmente, di essere la prima opzione per quegli Stati che decidessero di non aderire al meccanismo di solidarietà
7. Gestione delle frontiere esterne ed interne basata sui diritti
Il nuovo Patto dovrebbe astenersi dall’ esternalizzare ulteriormente le proprie frontiere e le proprie responsabilità in materia di migrazione e asilo ad altri Paesi terzi definiti “sicuri” in modo potenzialmente lesivo dei diritti delle persone. L’UE dovrebbe quindi sospendere ogni forma di cooperazione con i Paesi terzi volta al contenimento dei flussi migratori attraverso sistemi coercitivi. Riteniamo assolutamente sbagliata la disposizione del patto nella quale si fa esplicito riferimento alla facoltà di rimandare in tali Paesi tutte le persone richiedenti asilo che si ritiene abbiano un legame con quel Paese, per il fatto di averci semplicemente transitato o perché vi hanno chiesto asilo come scelta forzata per accedere ad un minimo di assistenza. Le domande d’asilo dovrebbero quindi essere sempre valutate all’interno dei Paesi membri
- Superamento del sistema Dublino
Riteniamo sia fondamentale superare o almeno riformare radicalmente il sistema Dublino. Tale riforma dovrebbe tenere in considerazione il fatto che, oggi, la persona richiedente asilo non può scegliere in quale Paese dell’Unione Europea vivere. La riforma dovrebbe tenere in debito conto le esigenze e i desideri dei richiedenti asilo, facilitando l’attuazione dei loro progetti di vita. Dovrebbe essere inoltre garantito il pieno rispetto della vita privata delle persone, rafforzando i legami famigliari e facilitando i ricongiungimenti famigliari
9. Equiparazione e valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri
La mancanza di riconoscimento nei Paesi dell’Unione Europea delle competenze e dei titoli di studio conseguiti nei propri Paesi d’origine rappresenta per i cittadini stranieri un grosso problema e un limite spesso insormontabile a svolgere lavori in linea con le proprie aspettative professionali. Chiediamo quindi il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli di studi a livello europeo
10. Coinvolgimento della società civile sulle attuali politiche migratorie
Il Forum dovrebbe informare, coinvolgere e responsabilizzazione maggiormente la società civile, o almeno pezzi di questa, rispetto agli attuali cambiamenti legislativi sulle tematiche migratorie. Dovrebbe essere data maggior visibilità e trasparenza su tutte queste nuove procedure che non sono chiare, informando appunto la società civile circa quest’erosione di diritti che è in atto. Sarebbe utile spendersi per far capire ai cittadini italiani che l’arretramento in atto sui diritti fondamentali riguarda sia i cittadini stranieri ma anche i cittadini italiani stessi
11. Maggior tutela per i cosiddetti migranti economici
Riteniamo che questo patto colpisca, soprattutto, i migranti economici che rappresentano la maggioranza delle persone che chiedono protezione internazionale. Auspichiamo il rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro per i migranti economici visto, fra l’altro, l’enorme bisogno di manodopera di cui necessitano le imprese italiane ed europee in generale. In Italia sono state presentate circa 130.000 domande d’asilo nel 2023; una proposta potrebbe essere quella di attingere da questo bacino, visto che i richiedenti asilo, 60 giorni dopo aver formalizzato la domanda, possono lavorare in regola