Voci da Reggio Emilia: come cambierà l’accoglienza dei migranti?

Se è vero che il meglio viene conservato per la realizzazione di un gran finale, allora la conclusione della IX legislatura del Parlamento Europeo ne è la degna dimostrazione.          Il 10 aprile scorso gli eurodeputati si sono infatti ritrovati per votare il nuovo “Patto Europeo sulla migrazione e l’asilo”, regolamento comunitario che andrà a modificare profondamente il sistema di asilo dei paesi membri. L’obiettivo dichiarato è quello di giungere ad una maggiore uniformità di trattamento dei richiedenti asilo indipendentemente dal paese di approdo superando definitivamente la logica degli accordi di “Dublino III”.

Ripercorrendo gli avvenimenti degli ultimi dieci anni, pare difficile mostrarsi contrari a questo scopo: le molteplici e discordanti visioni, approcci e metodologie di gestione e accoglienza dei richiedenti asilo hanno causato innumerevoli morti in mare, una difficoltà nella gestione delle richieste d’asilo e numerosi momenti di rottura tra i capi di stato europei. Infatti, le origini di questo nuovo Patto risalgono al 2016, anno in cui il massiccio flusso di persone giunto nell’ UE ha portato le diverse istituzioni europee ad una lunga e stretta collaborazione al fine di indicare chiaramente tempi, modi e strategie valide per ciascun governo per fronteggiare le migliaia di richieste.

Eppure, nonostante le sirene europeiste diffondano messaggi confortanti, il contenuto di questo regolamento segue logiche ben diverse, impostate chiaramente su esigenze nazionali-securitarie piuttosto che sulla tutela delle persone. Ne sono la dimostrazione le innumerevoli denunce fatte da associazioni, ONG e reti di tutta Europa sensibili al tema che, grazie all’aiuto di esperti in materia di diritto comunitario e di diritto dell’immigrazione, hanno analizzato nel dettaglio il patto. Ne è emerso un quadro inquietante: il sistema più che snellito viene irrigidito perché viene rafforzata la procedura di screening alla frontiera tramite la creazione di campi intra o extra europei dove detenere le persone (donne e bambini compresi) fino al compimento della richiesta di asilo. Chi garantirà loro i diritti? Che fine faranno le persone la cui domanda non verrà accettata? Viene inoltre segnalato un rafforzamento dei sistemi di controllo informatici e biometrici delle persone in movimento, a sottolineare l’intenzione securitaria e di controllo di questo Patto a discapito della garanzia dei diritti individuali. Infine, la nuova procedura che viene introdotta con l’obiettivo ufficiale di sostenere i Paesi che si trovano sulle frontiere esterne dell’Unione e che ricevono i più alti flussi di accessi, risulta in realtà basata più sulla fornitura di aiuti economici o sull’investimento nell’esternalizzazione delle frontiere verso Paesi Terzi che su reali meccanismi di redistribuzione degli arrivi all’interno dell’Unione che superino definitivamente “Dublino III”.

Queste ed altre domande sono state al centro di molti dibattiti promossi in Italia dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose. Decine le città coinvolte: Firenze, Perugia, Pavia, L’Aquila, Padova, Roma. Sabato 6 aprile anche Reggio Emilia si è resa protagonista di questa road map. Le diverse associazioni organizzatrici (Ass. Città Migrante, Avvocato di Strada – Reggio Emilia, Passaparola, Ass. Partecipazione, Gruppo Laico Missionario, Coop Vivere la Collina, Cooperativa Centro Sociale “Papa Giovanni XXIII” – s.c.s. Onlus) hanno ospitato Gianfranco Schiavone (Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà ed ex vice presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) presso la sede dell’associazione Città Migrante per raccontare al numeroso pubblico accorso le maggiori criticità di questo nuovo accordo: la criminalizzazione dell’essere richiedente asilo, la loro ingiusta detenzione presso i suddetti campi, la complicazione di richiesta asilo per chi proviene da un paese sicuro, il più degradante trattamento anche di donne e bambini e l’utilizzo di sistemi informatici all’avanguardia per il controllo serrato ed incrociato dei dati personali al fine di una maggiore capacità di identificazione ed espulsione.

L’evento è riuscito nell’obiettivo di raccogliere un pubblico variegato, a prova del fatto che l’informazione su ciò che viene deciso all’interno dei piani più alti delle nostre istituzioni nazionali e comunitarie è un passaggio fondamentale per promuovere una mobilitazione dal basso ed un bisogno sentito anche da chi, pur non essendo tra gli addetti ai lavori, è sensibile alla tema della difesa dei diritti delle persone migranti ma fatica a comprendere i tecnicismi delle legislazioni al riguardo. All’incontro hanno infatti partecipato operatori del terzo settore che lavorano con persone migranti e richiedenti asilo, attivisti e militanti degli spazi sociali cittadini, ma anche cittadini non attivamente implicati in queste realtà ma interessati alla tematica e alla mobilitazione promossa dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose contro la firma del Patto.

Il dibattito ha suscitato interesse e preoccupazioni anche sulle possibili ricadute territoriali: come cambierà l’accoglienza dei migranti? Arriveranno anche dall’Europa spinte per l’apertura di nuove strutture per il trattenimento amministrativo anche sul nostro territorio? Che conseguenze avrà l’applicazione di questo regolamento sul tessuto urbano reggiano e in che modo amplierà il quadro delle persone marginali e non regolarizzabili sul nostro territorio? Come sarà possibile continuare a sostenere l’accesso al diritto d’asilo per le persone straniere che si trovano sul nostro territorio a fronte di questo nuovo quadro legislativo?

Trascorrerà del tempo prima che questo regolamento venga implementato in Italia. Nonostante ciò, l’attenzione va tenuta alta cercando di sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica. Per questo, le associazioni promotrici saranno presenti il 4 maggio all’evento conclusivo della carovana che si terrà a Bologna.

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