Il 30 aprile scorso una delegazione del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose ha incontrato al Ministero dell’Interno il Direttore Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo, il Prefetto Francesco Zito, e la Capo Ufficio di Staff Pianificazione dei Servizi dell’Immigrazione e dell’Asilo, la Viceprefetto Enza Maria Leone. L’obiettivo era quello di quello di sottoporre al Ministero alcune questioni, sia di prassi che di indirizzo politico, rilevate nel sistema di accoglienza e gestione delle migrazioni nel nostro Paese, raccolte attraverso un monitoraggio condotto su tutto il territorio nazionale, nella cornice della campagna Paradossi all’Italiana.
Tra i molti i capitoli del monitoraggio, al Viminale abbiamo posto l’attenzione sulle questioni per cui l’Ufficio Libertà Civili e Immigrazione è competente: in primis il SAI, le vulnerabilità e i MSNA; il sistema dei CAS; il decreto flussi. Inoltre, anche se non di stretta competenza del Dipartimento, abbiamo evidenziato alcune problematiche relative all’accesso alle procedure per la protezione internazionale; alle tempistiche di rinnovo dei permessi e alla convertibilità dei permessi per protezione speciale.
Il sistema straordinario e le criticità dell’accoglienza
Abbiamo introdotto questo incontro partendo dal punto più critico del sistema di accoglienza attuale, in cui il sistema straordinario sta sovradeterminando l’accoglienza ordinaria del SAI, soprattutto in termini di numeri. Abbiamo immediatamente denunciato i limiti e le criticità gravi del nuovo capitolato, sottolineando come il nuovo testo sia ambiguo e fortemente limitante riguardo l’erogazione e la fruizione dei servizi fondamentali. Privare i richiedenti asilo del servizio di assistenza legale, ad esempio, ma al contempo prevederlo – solo come facoltativo – nel testo, genera ambiguità. Al netto dei miglioramenti che il Ministero ha evidenziato nel sistema dei CAS, abbiamo ribadito la ferma posizione che il sistema straordinario debba essere chiuso, che nessun miglioramento possa giustificare un doppio standard dell’accoglienza.
Come si può tornare all’accoglienza ordinaria? Il caso del SAI
Nonostante il Prefetto Zito e la Vice Prefetto Leone abbiano tenuto a specificare più volte la loro posizione di tecnici del Dipartimento, la questione del SAI per noi è squisitamente politica. Al di là delle criticità di carattere pratico evidenti su tutto il territorio nazionale, nella gestione del SAI manca un indirizzo politico, mancano delle indicazioni chiare su quale sia la direzione che il governo intende dare all’accoglienza ordinaria. Attualmente ciò che si percepisce a livello territoriale e nazionale è un sistema sottodimensionato, non funzionale e geograficamente disomogeneo.
La questione molto pratica degli invii e dei trasferimenti al SAI dei richiedenti asilo è stato il primo punto a conferma della mancata direzione politica: se anche venissero operati invii e trasferimenti, il sistema sarebbe ben presto saturo. Inoltre, resta il problema delle proroghe dei finanziamenti con prospettive temporali inadatte ad una gestione efficiente del sistema, soprattutto per la mancata continuità.
Il Prefetto Zito ci ha comunicato che su questo punto sono stati reperiti i fondi a copertura delle strutture esistenti e il relativo bando uscirà in estate garantendo un aumento dei posti in continuità progettuale fino al 2026. Oltre a ribadire la necessità politica, ma sopratutto di buon senso a garanzia dei diritti, del rientro della competenza dell’accoglienza dei richiedenti asilo nel sistema ordinario, sarà necessario avviare un monitoraggio, per verificare l’effettivo miglioramento della condizione dei richiedenti asilo nell’accesso al sistema di accoglienza e nei suoi servizi.
Una maggiore attenzione verso i soggetti vulnerabili e garanzie per i MSNA
Nel già drammatico contesto di un sistema rovinoso come quello del SAI, uno degli aspetti più spaventosi è quello delle persone portatrici di vulnerabilità. Fermo restando che il sistema SAI dovrebbe per diritto essere garantito a tutti i richiedenti asilo, nei casi di vulnerabilità l’accesso al SAI dovrebbe essere imprescindibile. Ciò che notiamo invece, su tutto il territorio, è che spesso il sistema straordinario a sostituirsi al SAI, sia per mancata segnalazione che per assenza nel SAI dei servizi necessari alla presa in carico, specialmente nei casi di gravi vulnerabilità. Ancora: i tecnici del Ministero non sapevano che nei territori non vi fosse ovunque una procedura standardizzata per l’invio dei vulnerabili nel SAI e dal passaggio dal CAS al SAI. Sul punto, i funzionari ci hanno rassicurato attraverso la presentazione del Vademecum sulla Vulnerabilità che ci auspichiamo non sia l’ennesimo esercizio di stile privo di una ricaduta concreta sulle prassi.
Altro tema importante e impattante che abbiamo sollevato riguarda i limiti e le gravi criticità dell’accoglienza rivolta ai Minori Stranieri Non Accompagnati. Il problema delle mancate tutele per i MSNA al compimento del diciottesimo anno di età è riscontrabile su tutti i territori.
Abbiamo denunciato la drammatica situazione dell’accoglienza dei MSNA che ha quasi reso impraticabile una puntuale tutela delle condizioni di vita e tempestiva attuazione delle procedure di regolarizzazione e inclusione sociale.
Altro nodo è l’assenza di copertura del prosieguo amministrativo nel passaggio alla maggiore età, da imputare sia all’inefficienza di Tribunali e dei Servizi Sociali, ma anche alle strutture di accoglienza.
La Vice Prefetto Leone ha convenuto sulla gravità del fatto che i MSNA arrivino al compimento della maggiore età senza che sia stata avviata una tempestiva procedura di proseguimento e ci ha informato che l’età dei minori che arrivano si sta abbassando. La Viceprefetto ci ha garantito che, all’interno del bando SAI, una sostanziosa parte del finanziamento sarà dedicata proprio all’accoglienza dei MSNA, sul quale abbiamo annunciato un necessario monitoraggio specifico sul tema del prosieguo amministrativo nel passaggio alla maggiore età.
Accesso alla procedura, rinnovi e conversioni nel caos
In continuità con i temi già sottoposti al Prefetto Gallo lo scorso 19 Febbraio abbiamo denunciato il tema critico dell’accesso alla procedura di richieste asilo e al mantenimento di soggiorno ad esso connesso. In primo luogo, il tema dell’abissale differenza di trattamento che esiste tra coloro che fanno domanda di protezione internazionale agli sbarchi e coloro che chiedono protezione dalle rotte terrestri. Questi ultimi si trovano a dover combattere tre grandi ostacoli: l’inefficienza delle Questure, le prassi ostative e illegittime alle richieste di protezione (ad es. cessione di fabbricato!), la mancata comunicazione tra questure, prefetture e servizio centrale per l’accoglienza. Infatti, anche laddove la richiesta di asilo venga accolta, ancora una volta è la mancanza del sistema di accoglienza a farsi sentire.
Da ultimo, le tempistiche estremamente dilatate per i rinnovi dei permessi di soggiorno per protezione internazionale e le conversioni dei permessi per protezione speciale. Abbiamo sottoposto all’attenzione del Dipartimento la circolare di Pubblica Sicurezza emessa che blocca la conversione della protezione speciale pre Decreto Piantedosi, della quale abbiamo chiesto l’immediato ritiro (qui la nostra posizione).
I tecnici del Ministero ignoravano queste problematiche relative alla Circolare, impegnandosi a riportare a chi di competenza questa criticità.
Tuttavia, sulla impossibilità di convertire la protezione speciale post Decreto Piantedosi, abbiamo ribadito il noto rischio che le persone ricorrano ad una nuova richiesta di protezione internazionale alla scadenza della protezione speciale.
Ingressi legali e flussi di ingresso: l’inefficienza delle norme
Introducendo la tematica degli ingressi per motivi di lavoro, abbiamo rimarcato l’inefficacia di questo sistema di ingressi, riportando alcuni dati del dossier di Ero Straniero che evidenziano come solo il 30% delle persone che sono entrate in Italia abbiano poi effettivamente avuto la facoltà di regolarizzare il proprio soggiorno: il restante 70% non è in grado di regolarizzare la propria posizione, per l’indisponibilità del datore di lavoro e non per una propria responsabilità.
In altre parole: dopo l’ottenimento del visto e l’ingresso per motivi di lavoro, in assenza dello sponsor le persone riescono a trovare una nuova occupazione, che si scontra con un vulnus legislativo che non permette loro di proseguire con la regolarizzazione del proprio soggiorno. Abbiamo, a questo proposito sollecitato la proposta di reintrodurre un permesso per attesa occupazione – come già sperimentato in passato in Italia – che permetta a chi si trova in quel limbo di non ricadere immediatamente nell’irregolarità del soggiorno.
Infatti, la diretta conseguenza di questo vuoto legislativo è, molto spesso, quella di ricorrere alla richiesta di asilo, che finirà dunque nella grande confusione del sistema delle richieste di protezione internazionale, già affaticato e pesantemente ingolfato.
Viene dunque naturale (e retorico) chiedersi quale sia la volontà politica del governo: lasciare le persone nel limbo dell’irregolarità, spingendole a chiedere una protezione internazionale alla quale non sempre potranno avere accesso e, di conseguenza, ricorrere a detenzione e rimpatrio?
Abbiamo concordato un nuovo incontro nel prossimo futuro che restituisca i riscontri alle segnalazioni effettuate, che saranno arricchite da un monitoraggio che proseguiremo sui territori della rete del Forum, anche alla luce dell’impatto dei nuovi regolamenti del Nuovo Patto Europeo sulle Migrazioni e Asilo, che saranno evidenti nel prossimo futuro.
Per segnalare le prassi dell’accoglienza nei SAI e CAS del tuo territorio, o per partecipare alle campagne del Forum, scrivi a info@percambiarelordinedellecose.eu.