Quasi mille richieste di sostegno ricevute nell’ultimo anno da studenti e studentesse di diversa nazionalità, la maggior parte dei quali di origine siriana. Giovani a cui l’ambasciata italiana di Beirut, in Libano, ha negato il visto per venire a studiare in Italia, con la “consueta”, ma allo stesso tempo spesso infondata, motivazione del rischio migratorio.
Persone a cui la rappresentanza diplomatica all’estero non ha riconosciuto come valido il passaporto siriano, come l’ambasciata di Amman, in Giordania, che ha provocato ingiustificati ritardi procedurali ai danni degli studenti e delle studentesse.
“C’è stato anche il caso di uno studente siriano la cui richiesta di visto è stata rifiutata dall’ambasciata italiana a Beirut, con la motivazione che la sua domanda era stata già rigettata, anche se la persona in questione non si era mai rivolta prima a nessuna ambasciata europea”, si legge nel rapporto di aggiornamento delle attività di Yalla Right to Study che sarà presentato oggi pomeriggio, a partire dalle 18.30, all’interno di Spin Time Labs, in via Santa Croce di Gerusalemme, a Roma.
Come si ricorderà, Yalla Right to Study è un progetto nato nell’estate del 2021 che è realizzato dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose con il contributo di Open Society Foundations, con l’obiettivo di promuovere una politica di accesso sicuro e legale al territorio dell’Unione Europea e rimettere al centro dell’agenda europea delle migrazioni una politica dei flussi aperta e includente. Ma, soprattutto, alla prova dei fatti, Yalla ha supportato, negli ultimi tre anni, studenti e studentesse provenienti principalmente da Siria e Libano che hanno tentato di viaggiare verso paesi europei in modo sicuro e accessibile, per iniziare oppure completare gli studi universitari.
Al loro sacrosanto diritto di venire a studiare in Europa, dunque, le ambasciate italiane all’estero hanno contrapposto numerosi ostacoli relativi alla concessione del visto. Ma non soltanto. Si tratta dello stesso Paese, l’Italia, che in questi paesi da cui provengono gli studenti e le studentesse, investe più di un miliardo di euro l’anno in spese militari ma che, di contro, non offre alcun supporto adeguato ai giovani che come conseguenza dei conflitti regionali in quei paesi (non possono accedere ai percorsi di studio. Basti pensare che, secondo i dati contenuti nel rapporto, ogni anno il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), prevede soltanto 5mln di euro per supportare questi studenti e queste studentesse attraverso le borse di studio. Poco più di 480 borse ogni anno e della durata di 8 mesi ciascuna. Di questo e molto altro si parla nel report 2024 e che costituisce un aggiornamento del precedente report delle attività del 2023 presentato nel maggio scorso nella sede dell’Associazione della Stampa Estera.
Stavolta sarà Spin Time Labs ad ospitare il racconto degli obiettivi, dei numeri, delle storie, che ci sono dietro a Yalla Study.
Scarica qui il rapporto annuale 2024 Yalla Study