Decreto Flussi: basta propaganda, cancellare la Bossi-Fini è l’unica soluzione

A margine degli incontri che si sono tenuti ieri per tutta la giornata a Palazzo Chigi tra i sindacati e le associazioni, anche datoriali, sulla questione del Decreto Flussi, quello che filtra è l’ennesima boutade propagandistica di questo governo, che mette in campo proposte che non cambiano per nulla l’impalcatura del sistema. 

Per il sottosegretario Alfredo Mantovano, che sta gestendo il dossier che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri questo venerdì, l’intenzione è quella di predisporre più click day durante l’anno e specializzati, per tipologie di settori, come per l’agricoltura e il turismo. L’intenzione, dunque, è di continuare con la “lotteria” dei click day, applicando alcuni correttivi che potrebbero risultare persino peggiorativi. Quelle emerse sono proposte che cambiano di poco l’impalcatura del sistema dei flussi, secondo le parti sociali che hanno partecipato all’incontro. Più click day, click day regionali o per settori di lavoro, precompilazione delle domande nei paesi di provenienza, la riaffermazione del Piano Mattei in un’ottica neo-coloniale, è la prospettiva governativa. 

L’analisi della questione, per il Governo, è da affrontare, esclusivamente, sul piano dei controlli e della repressione delle frodi e delle infiltrazioni criminali, che pure esistono, ma ritenere, come affermato ieri dal sottosegretario Mantovano, che «i decreti flussi sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro», è pura propaganda. 

Mantovano dimentica chi sono le vere vittime del sistema che proprio quasi alla fine della procedura in Italia, irrimediabilmente, cadono in un limbo giuridico dal quale non si va avanti e non si può tornare indietro. Spesso i datori di lavoro che avviano il nulla osta non completano il procedimento e non consentono più l’ingresso in azienda. Si aggiunge anche che le prefetture possono impiegare anche mesi prima di convocare le persone per la formalizzazione del contratto di soggiorno incidendo sui rapporti di lavoro. Inoltre, le questure possono impiegare diversi mesi per il rilascio del permesso che consente alla persona che arriva di vivere regolarmente in Italia, lavorare ed usufruire dei servizi. Decine di migliaia di persone oggi si ritrovano senza documenti e sono cadute nell’irregolarità giuridica come dimostra un recente studio del dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’università Statale di Milano citato dalla campagna Ero Straniero, nel quale gli autori descrivono bene «la grande finzione del decreto flussi e delle sanatorie con attori privati variegati, ma accomunati da un comune intento: quello di fare profitto e speculare sui migranti». 

Negli ultimi due mesi al team della Campagna Paradossi del Forum sono arrivate oltre 500 richieste di aiuto da tutta Italia, persone che faticosamente la rete degli sportelli “paradossi” sta incontrando per offrire tutele concrete come previsto dal nostro toolkit. Si tratta di persone intrappolate nelle maglie di questo sistema per le quali occorre garantire, qui ed ora, una procedura di definizione del visto in permesso di soggiorno. 

Chiederemo per questo un incontro al Ministero dell’Interno, già in agenda, per affrontare concretamente la questione dei lavoratori e delle lavoratrici rimasti nel limbo delle procedure.    Pretendiamo che il Ministero dell’Interno si attivi con normative specifiche per agevolare il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione per coloro che, entrati con un visto per lavoro attraverso il decreto flussi, non hanno potuto richiedere il permesso a causa dell’indisponibilità o assenza del datore di lavoro, più in generale, a causa delle disfunzioni del sistema di ingresso legale. 

Dal nostro monitoraggio condotto sui territori attraverso la campagna “Paradossi all’Italiana”, emerge sempre di più che le persone migranti in Italia vivono in condizione di grave precarietà giuridica e socio-economica che, lo ricordiamo ancora una volta, ha la sua origine nel sistema previsto dalla legge Bossi-Fini e dai numerosi “decreti sicurezza” approvati in questi anni. È necessaria una totale inversione di tendenza. 

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