Il 2 ottobre scorso il consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto flussi, contenuto all’interno di un testo che prevede «alcune disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali».
Tra gli interventi, vi è la previsione di 10000 persone da far entrare in Italia per l’assistenza di invalidi e anziani, l’aumento dei click day durante l’anno e l’introduzione di un permesso di soggiorno della durata iniziale di 6 mesi, convertibile in lavoro, per chi collabora utilmente alle indagini sullo sfruttamento di cui è stato vittima.
L’obiettivo del decreto è il superamento di un sistema che aveva creato una serie di truffe, un sistema che ha finito per rendere irregolari migliaia di lavoratori e lavoratrici; infatti, una nuova norma stabilisce che non sarà più possibile ricevere la domanda di un datore di lavoro che nel triennio precedente non ha sottoscritto il contratto di soggiorno con il lavoratore alla fine della procedura.
Tuttavia, il vero scoglio per migliorare il sistema flussi, e su cui il governo non è intervenuto, rimane quello della procedura d’accesso che continua ad esser prevista attraverso i click day. Una lotteria degli ingressi per cui le aziende e le famiglie non sanno mai se riusciranno ad avere il personale di cui avrebbero bisogno, ma, soprattutto, che continua a far sì che rimanga impossibile, sia per i datori di lavoro che per le famiglie, assumere lavoratori e lavoratrici che già conoscono e sono in Italia senza documenti in regola, restando costretti a lavorare in nero, senza alcuna possibilità di uscire dall’invisibilità. Ma ciò che continua a mancare nelle previsioni governative, è la volontà di consentire alle persone che, a causa delle truffe subite sono diventati irregolari, uno strumento di emersione. Non soltanto.
Analizzando punto per punto l’ultimo decreto con l’ausilio dei nostri giuristi, notiamo alcuni profili problematici dal punto di vista delle garanzie previste dalle norme nazionali ed internazionali. Per esempio, viene introdotta una nuova ipotesi di respingimento prevista dal questore nei riguardi degli stranieri rintracciati in seguito ad operazioni di ricerca e soccorso in mare da parte delle autorità preposte, e che non riescano a presentare quasi immediatamente la domanda di protezione internazionale.
La norma prevede che i migranti “rintracciati” in acque internazionali vengano condotti in zone di frontiera, in modo da applicare la procedura accelerata e prevedere un trattenimento che diviene sempre più forma generalizzata, in contrasto con quanto stabilito dal diritto dell’Unione
Inoltre, è ancora stretta sulle attività delle ong, per esempio, c’è una norma restrittiva per i piloti degli aerei delle ong, la quale prevede che, nel caso in cui avvistino imbarcazioni in difficoltà, debbano avvertire l’ente dei servizi di traffico aereo e il centro di coordinamento dei soccorsi, attenendosi alle loro istruzioni. L’intento, anche qui, è quello di lasciare i soccorsi in mare ad altri paesi, alla Libia,in particolare.
«È evidente che anche questo decreto ha le stesse due caratteristiche di fondo che animano la produzione normativa del governo Meloni in materia di migrazioni. La prima è l’abitudine a frullare in uno stesso zibaldone materie diverse tra loro, senza che vi sia un’organicità nell’intervento di riforma; mentre la seconda è la volontà di mettere mano, restringendolo ancor di più, al diritto d’asilo», afferma il giurista Gianfranco Schiavone, componente della segreteria del Forum: «inoltre, per ciò che riguarda il sistema dei flussi, si lascia in sostanza il quadro generale inalterato, sostanzialmente malato, e non lo si fornisce di cure adeguate». Continua Schiavone: «la nuova normativa appare dunque mal congegnata e rischia di rimanere solo un proclama che una realtà. Tutte le altre numerose modifiche previste dal decreto legge sono finalizzate a introdurre controlli e verifiche sia sulla natura non truffaldina della domanda di nulla osta al lavoro che sull’effettiva stipula del contratto di lavoro. Ma l’introduzione di disparati vincoli e procedure di controllo, non credo possano produrre effetti di grande portata in assenza di un vero quadro di riforma generale del sistema degli ingressi per lavoro», conclude il giurista.