È la fotografia impietosa scattata nel report delle attività di Legal Aid.
Dalla protezione speciale alla domanda di protezione internazionale, dalla conversione del titolo fino all’accesso alla procedura prevista dal decreto flussi, c’è un filo rosso che riguarda la regolarità del soggiorno per le persone migranti.
Un filo rosso fatto di schizofrenia da parte del legislatore e di paradossi di fronte ai quali si trovano sia le persone migranti che le operatrici e gli operatori che ogni giorno si confrontano con gli uffici immigrazione delle questure che le leggi e le normative devono applicare.
Ma, oltre alle disfunzioni istituzionali prodotte dal legislatore, esistono anche gli abusi di potere e di polizia che gli uffici mettono in atto, rendendo le loro identità (giuridiche e sociali) un groviglio di rifiuti, attese, e rinvii, senza soluzione di continuità.
È quanto ha messo nero su bianco il rapporto di Legal Aid, che offre attività di orientamento legale, di consulenza legale extragiudiziale e di orientamento e, laddove inevitabile, rendendo possibile l’accesso all’assistenza legale pro bono o al patrocinio a spese dello Stato, il così detto gratuito patrocinio.
Il report è stato presentato il 15 novembre scorso durante una assemblea pubblica che ha fatto il punto sullo stato dell’arte dell’accoglienza nella Capitale, e prima di una partecipata tavola rotonda durante la quale diverse organizzazioni hanno discusso della “guerra in atto” contro i migranti in Italia e in tutta Europa. Una guerra non convenzionale che usa come arma decisiva la chiusura delle frontiere.
Tornando alle attività di Legal Aid, gli operatori e le operatrici del team legale che garantiscono questa attività, sia attraverso lo sportello legale che si trova presso Spintime sia attraverso una periodica unità mobile, hanno preso in carico negli ultimi mesi 217 persone, offrendo loro informative e accompagnamenti per l’accesso alla procedura d’asilo, per il rinnovo dei permessi di soggiorno e per la ricerca di soluzioni concrete di accoglienza e di protezione. Tra queste, la maggior parte provenivano dai paesi dell’Africa Nord, dall’Area Sub Sahariana e dal Corno d’Africa, ma anche dal Sud America e, soprattutto, dal Perù, con età media rilevata di 33 anni.
Tra coloro che hanno usufruito dei legali perché destinatari di provvedimenti di rigetto da parte delle commissioni territoriali, è interessante notare come la maggior parte siano cittadini provenienti dall’Egitto, dalla Tunisia e dal Bangladesh, ciò per effetto dell’inserimento di questi paesi nelle liste dei paesi sicuri e, dunque, di una procedura sommaria prevista dalla legge. Tali casi sono stati tutti impugnati perché fondati su elementi che non sono stati presi in considerazione dalle commissioni territoriali, sia in relazione ai rischi di persecuzione soggettiva e di condizioni oggettive del paese di origine, sia in relazione all’art 19 in combinato disposto con l’art 5 c.6 del Testo Unico Immigrazione che disciplina i casi di tutela, e quindi di non espellibilità per comprovata inclusione o riconosciuta vulnerabilità.
Più in generale, quello che emerge dalle attività di Legal Aid è che la città di Roma esprime diverse criticità sia sul piano dell’accoglienza, che sul piano della tutela del diritto di soggiorno. Per questo, gli operatori e le operatrici hanno messo nero su bianco diverse raccomandazioni alle istituzioni competenti. In particolare, tra le tante, di ridurre i tempi delle convocazioni presso le Commissioni Territoriali per tutti coloro che hanno richiesto protezione internazionale, sia in fase di audizione, che in fase di esito, mentre oggi l’attesa di convocazione in commissione territoriale può variare tra i 12 e i 20 mesi. E ancora: di garantire che le richieste di accoglienza vengano soddisfatte al momento della manifestazione della volontà di ricevere protezione internazionale. Più in generale, di fronte alla Roma dell’esclusione in cui i diritti delle persone migranti sono sempre più sotto attacco, Legal Aid chiede di aprire una discussione tra istituzioni nazionali, regionali e locali e società civile sulla condizione di estrema precarietà abitativa in cui sono costrette alcune fasce della popolazione.
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Questo articolo fa parte della campagna Paradossi all’italiana, un progetto del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose per far valere i diritti di migranti e richiedenti asilo, finanziato e sostenuto dalla Fondazione Migrantes.