Grecia condannata per le politiche disumane di frontiera

a cura di Giovanna Cavallo – Area di coordinamento e comunicazione.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato la Grecia colpevole di aver effettuato respingimenti “sistematici” di aspiranti richiedenti asilo, ordinandole di risarcire una donna espulsa con la forza verso la Turchia nonostante i suoi tentativi di cercare protezione nel Paese. I Giudici della Corte hanno accolto le denunce della richiedente asilo in fuga dalla persecuzione in quanto la stessa era stata condannata per le sue attività politiche. A.R.E è stata prima detenuta e poi deportata da un commando con passamontagna verso la Turchia riuscendo comunque a documentare la sua posizione in Grecia, il che ha costituito la prova concreta del suo arrivo nel Paese, prova che si è rivelata utile per il ricorso.

Respingimenti sistematici. Vi sono forti indizi che suggeriscono l’esistenza, all’epoca dei fatti denunciati, di una pratica sistematica di “respingimenti” di cittadini di Paesi terzi da parte delle autorità greche, verso la Turchia.  Non è la prima volta che la Grecia viene condannata per aver attuato una politica contraria ai diritti umani e che tuttavia ha sempre negato. Citando gli articoli 3 e 13 che vietano la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, la sentenza ha concluso che le autorità greche hanno agito in chiara violazione della Convenzione europea dei diritti umani.

Negare l’evidenza. Il governo di centro-destra del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, sotto la cui guida sarebbero proliferati i respingimenti, ha sempre sostenuto di seguire una politica migratoria “rigorosa ma equa”. Come le amministrazioni precedenti, i funzionari hanno negato furiosamente le accuse di  concorso delle agenzie di sicurezza, tra cui la guardia costiera e la polizia ellenica, in quella che gli operatori di solidarietà dei migranti hanno definito un’enorme cospirazione del silenzio. Nel corso delle audizioni, i rappresentanti del governo greco hanno fatto eco a questo ritornello, contestando l’autenticità delle prove presentate e sostenendo che le politiche di confine della Grecia sono conformi al diritto internazionale. 

Un importante precedente. È estremamente importante questa sentenza che costituisce un importante precedente per tutti i casi pendenti davanti alla Corte per i Diritti Umani che riguardano accuse di respingimenti contro la Grecia, ma anche per altri casi. Nel prossimo futuro, con l’applicazione del Patto Europeo Migrazione e Asilo, le procedure di frontiera potrebbero riservare scenari pericolosi. 

Le responsabilità europee. L’Agenzia Giornalistica Italiana riporta alcuni commenti del portavoce della Commissione Europea. Si “scarica” la responsabilità di tali pratiche illegali e disumane sui singoli stati membri. Il portavoce afferma che “la migrazione deve essere gestita in modo dignitoso e umano”.  Peccato che la Commissione dimentica il ruolo di Frontex che si sta sempre più consolidando sia nelle frontiere interne che esterne. Sono tristemente note le diverse denunce riguardanti il ruolo di Frontex e le violazioni dei diritti umani. Organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International hanno segnalato casi di abusi, respingimenti illegali e negazione di accesso all’asilo in vari paesi dell’UE, tra cui Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria e Malta. Ci sono stati numerosi rapporti di violenza e trattamenti inumani da parte delle forze di sicurezza degli Stati membri in collaborazione con Frontex e già era stata accusata di essere complice nei respingimenti illegali di migranti, in particolare al confine tra Grecia e Turchia. 

Crediamo che quella che l’Unione Europea chiama “gestione efficiente delle frontiere” debba essere ormai considerata una pratica  che non rispetta i diritti fondamentali.  Non basta lavarsene le mani additando gli stati membri come unici responsabili di tali violazioni.

Scarica la Sentenza A.R.E. VS GRECIA (Richiesta n. 15783/21)

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