Grecia condannata per le politiche disumane di frontiera

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato la Grecia colpevole di aver effettuato respingimenti “sistematici” di aspiranti richiedenti asilo, ordinandole di risarcire una donna, ARE espulsa con la forza verso la Turchia nonostante i suoi tentativi di cercare protezione nel Paese. I Giudici della Corte hanno accolto le denunce della richiedente asilo in fuga dalla persecuzione in quanto la stessa era stata condannata per le sue attività politiche, è stata prima detenuta e poi deportata da un commando con passamontagna verso la Turchia. La richiedente era riuscita a documentare la sua posizione in Grecia il che ha costituito la prova concreta del suo arrivo nel Paese, utile per il ricorso.

Respingimenti sistematici. Vi sono forti indizi che suggeriscono l’esistenza, all’epoca dei fatti denunciati, di una pratica sistematica di “respingimenti” di cittadini di Paesi terzi da parte delle autorità greche, verso la Turchia.  Non è la prima volta che la Grecia viene condannata per aver attuato una politica contraria ai diritti umani e che ha sempre negato.  Citando gli articoli 3 e 13 che vietano la tortura e i trattamenti inumani e degradanti, la sentenza ha concluso che le autorità greche hanno agito in chiara violazione della Convenzione europea dei diritti umani.

Negare l’evidenza. Il governo di centro-destra del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, sotto la cui guida sarebbero proliferati i respingimenti, ha sempre sostenuto di seguire una politica migratoria “rigorosa ma equa”. Come le amministrazioni precedenti, i funzionari hanno negato furiosamente le accuse di  concorso delle agenzie di sicurezza, tra cui la guardia costiera e la polizia ellenica, in quella che gli operatori di solidarietà dei migranti hanno definito un’enorme cospirazione del silenzio. Nel corso delle audizioni, i rappresentanti del governo greco hanno fatto eco a questo ritornello, contestando l’autenticità delle prove presentate e sostenendo che le politiche di confine della Grecia sono conformi al diritto internazionale. 

Un importante precedente. È estremamente importante questa sentenza che costituisce un importante precedente per tutti i casi pendenti davanti alla Corte per i diritti umani che riguardano accuse di respingimenti contro la Grecia, ma anche per altri casi.

Le responsabilità europee. L’Agenzia Giornalistica Italiana riporta alcuni commenti della Commissione Europea con i quali “scaricano” la responsabilità di tali pratiche illegali e disumane sui singoli stati membri affermando che “la migrazione deve essere gestita in modo dignitoso e umano”.  Peccato che dimenticano il ruolo di Frontex che si sta sempre di più consolidando a partire dalle frontiere interne ed esterne. Sono tristemente note le diverse denunce riguardanti il ruolo di Frontex e le violazioni dei diritti umani. Organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International hanno segnalato casi di abusi, respingimenti illegali e negazione di accesso all’asilo in vari paesi dell’UE, tra cui Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria e Malta. Ci sono stati numerosi rapporti di violenza e trattamenti inumani da parte delle forze di sicurezza degli Stati membri in collaborazione con Frontex e già era stata accusata di essere complice nei respingimenti illegali di migranti, in particolare al confine tra Grecia e Turchia.  Dunque crediamo che quella che l’Unione Europea chiama “gestione efficiente delle frontiere” debba essere ormai considerata una pratica  che non rispetta i diritti fondamentali.  Non basta lavarsene le mani additando gli stati membri come unici responsabili di tali violazioni.

Scarica la Sentenza A.R.E. VS GRECIA (Richiesta n. 15783/21)

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