Curato da Giovanna Cavallo, esperta di Diritti Umani e di Protezione internazionale.
Mentre la Siria emerge dalle ombre del conflitto, il ruolo della società civile diventa cruciale. Dopo anni di sofferenze, è la voce del popolo siriano che può guidare la rinascita del paese. La cooperazione dal basso, con il sostegno dell’Europa, è essenziale per questo processo. Ce lo raccontano le numerose realtà presenti sul territorio e della diaspora che in questi anni con il programma Yalla Study abbiamo seguito e supportato.
Il rapporto documenta la fase di transizione politica e sociale della Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta nel dicembre 2024 attraverso un colpo di stato militare.
Attraverso il progetto Yalla Study, una missione di ricerca, svolta a febbraio 2025h, a raccolto testimonianze dirette e condotto studi sul campo per comprendere le dinamiche di autogoverno, resistenza e speranza nel paese. Il documento analizza il contesto politico attuale, le influenze internazionali, la crisi umanitaria e i diritti civili, fornendo anche una prospettiva sul ruolo della comunità internazionale nella ricostruzione.
Contesto Politico: una transizione incerta
Dopo cinquant’anni di dittatura, la Siria si trova a ricostruire un nuovo assetto politico e istituzionale. Nel febbraio 2025, il nuovo governo ad interim ha organizzato una Conferenza Nazionale di Dialogo a Damasco, con la partecipazione di 600 delegati da varie regioni.
Tuttavia, il processo è segnato da profonde divisioni. Le nuove autorità, guidate dal presidente ad interim Ahmad Al-Sharaa, sono espressione di gruppi islamisti, suscitando preoccupazioni sulla reale inclusività del governo. Inoltre, alcuni gruppi chiave, tra cui l’amministrazione curda e le Forze Democratiche Siriane (SDF), sono stati esclusi dalle trattative, aumentando il rischio di nuovi conflitti interni. Un altro elemento critico è la questione della separazione tra religione e Stato: molti attivisti temono l’imposizione di un modello islamista che possa limitare i diritti e le libertà civili.
Influenze Esterne: la Siria come scacchiere geopolitico
Nonostante il cambio di regime, la Siria continua a essere un campo di battaglia per gli interessi di potenze regionali e internazionali. Russia e Iran, alleati storici di Assad, hanno perso influenza ma mantengono comunque una forte presenza, sostenendo milizie locali e proteggendo interessi strategici come la base navale di Tartus. Gli Stati Uniti, invece, si concentrano sul controllo dell’area nord-orientale, sostenendo i curdi, ma senza una strategia chiara per la stabilità del paese. La Turchia, preoccupata dalla possibile creazione di un’entità autonoma curda ai suoi confini, continua a combattere la loro presenza nel nord della Siria.
Nel frattempo, Israele ha intensificato gli attacchi aerei nel sud del paese, temendo la riorganizzazione delle forze militari siriane e la presenza di gruppi filo-iraniani, e mantiene il controllo su alcune aree di interesse strategico. Questa complessa rete di interessi ha reso la transizione politica ancora più difficile, ostacolando gli sforzi di ricostruzione e aumentando la frammentazione del paese.
Situazione Umanitaria: una crisi senza fine
Il conflitto ha lasciato la Siria devastata, con una popolazione stremata dalla guerra, dalla povertà e dalla mancanza di servizi essenziali. Più di 12,9 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari, mentre i prezzi dei generi alimentari sono aumentati vertiginosamente. Le infrastrutture idriche, gravemente danneggiate, hanno contribuito a un maggiore rischio di epidemie.
La situazione sanitaria è altrettanto critica: oltre il 65% della popolazione ha bisogno di assistenza sanitaria, ma il 57% degli ospedali è fuori servizio e la carenza di personale medico è drammatica, con il ritorno di malattie come colera e morbillo.
La crisi si riflette anche nei movimenti della popolazione: il paese conta circa 7 milioni di sfollati interni e centinaia di migliaia di rimpatriati dall’estero, molti dei quali trovano le proprie case distrutte o condizioni di sicurezza incerte. La risposta umanitaria è insufficiente e la riduzione dei finanziamenti internazionali sta aggravando ulteriormente la crisi.
Diritti Umani e Libertà Civili: le sfide della transizione
Nonostante la caduta del regime di Assad, le violazioni dei diritti umani continuano su larga scala. Sono state documentate esecuzioni sommarie, arresti indiscriminati e vendette settarie contro ex membri del regime e minoranze etniche e religiose.
Anche la libertà di stampa è minacciata: più di 70 giornalisti sono stati uccisi dall’inizio del conflitto e la nuova leadership mostra segnali di controllo dell’informazione. Tuttavia, emergono iniziative per un giornalismo indipendente, come il progetto QMedia a Suwayda.
Alcune comunità risultano particolarmente vulnerabili in questa fase di transizione. Le donne, storicamente escluse dal potere, chiedono di essere incluse nella ricostruzione del paese, ma il loro ruolo rimane marginale. La comunità LGBTQIA+ continua a subire discriminazioni e violenze, con pochi spazi di protezione. Gli alawiti, storicamente associati al regime di Assad, sono ora vittime di rappresaglie e persecuzioni, sollevando il rischio di una “punizione collettiva”.
Resilienza della Società Civile: tra speranza e sfide
Nonostante le difficoltà, la società civile siriana continua a lottare per una Siria democratica e inclusiva. Organizzazioni come Kesh Malek e Baytna Syria forniscono servizi essenziali e promuovono l’istruzione e la cultura come strumenti di cambiamento. Inoltre, le comunità locali hanno sviluppato modelli di autogestione, specialmente nel nord-est curdo e nelle regioni druse, dimostrando la possibilità di un’alternativa al modello autoritario del passato. La cultura e il cinema si affermano come strumenti di resistenza: il film The Barn di Alhayam Ali racconta il dramma della guerra e la resilienza della popolazione, mentre associazioni culturali come Nahla promuovono spazi di espressione e memoria storica.
Il Ruolo della Comunità Internazionale: opportunità mancate e possibili soluzioni
Il rapporto denuncia il disimpegno dell’Europa e il rischio che la Siria venga abbandonata a una nuova fase di instabilità. Per favorire una transizione positiva, la cooperazione internazionale dovrebbe sostenere la società civile siriana, garantendo fondi per lo sviluppo e la riconciliazione sociale. Inoltre, sarebbe necessario ridurre le interferenze politiche delle potenze straniere, permettendo ai siriani di determinare il proprio futuro senza condizionamenti esterni. Infine, i meccanismi di giustizia transitoria devono essere rafforzati per evitare nuovi cicli di violenza e impunità.
La storia recente della Siria offre numerosi insegnamenti. È imperativo non ripetere gli stessi errori che hanno portato al conflitto e all’isolamento del paese. Le lezioni apprese devono guidare le scelte future, garantendo che ogni passo sia ponderato e orientato verso la pace e la stabilità. La comunità internazionale deve lavorare insieme per evitare gli errori del passato e per promuovere un futuro sostenibile per la Siria. L’unica influenza esterna che crediamo sia sana riguarda la comunità internazionale e il suo impegno a supportare questo processo profondo di transizione, fornendo assistenza tecnica, economica e politica.
La nostra presenza in Siria ha voluto offrire un contributo a questa lettura, con l’obiettivo di raccogliere le voci e i sogni della cittadinanza. Abbiamo ascoltato le storie delle persone, cercato di capire le loro aspirazioni per una “nuova Siria” ponendoci alcune semplici domande:
come guardare dunque la storia di questo popolo con lenti diverse?
Come raccontare il processo di liberazione con gli occhi dei civili che sono il cuore pulsante della vecchia e della nuova Siria?
Come sostenere questo processo dal basso?
Crediamo che ogni cittadino e cittadina abbia un ruolo fondamentale nella ricostruzione del paese e il nostro obiettivo è contribuire a tutelare uno spazio europeo dove queste voci possano essere ascoltate e valorizzate.
La missione è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Laboratorio di ricerca sui cambiamenti sociali e le nuove soggettività, diretto da Vincenzo Carbone presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, Università Roma Tre.
credit Photo: yalla Study, piazza al Karama, Suwayda. Feb 2025