Verso un nuovo Regolamento europeo sui rimpatri: cosa sta cambiando e quali sono i rischi?

Martedì 22 aprile alle ore 18:00 abbiamo promosso un incontro di autoformazione online, aperto a tutte e tutti, per approfondire e comprendere meglio la nuova proposta legislativa presentata l’11 marzo 2025 dalla Commissione europea al Parlamento di Strasburgo e che rappresenta “un nuovo minimo per l’Europa” in tema di diritti umani.

Il nuovo testo, intitolato formalmente “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un sistema comune per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno nell’Unione è irregolare”, propone un vero e proprio ribaltamento delle garanzie giuridiche finora previste per le persone migranti soggette a espulsione. Tra gli aspetti più inquietanti figura la possibilità di espellere anche i minori non accompagnati, oggi tutelati dal divieto di espulsione nella normativa italiana. La proposta prevede questa possibilità a condizione che il minore venga rimpatriato presso un familiare, un tutore o una struttura adeguata nel Paese di destinazione. Ma nella pratica, è facile immaginare che molti minori, per paura di essere espulsi, fuggiranno dalle comunità di accoglienza, finendo a vivere per strada.

Un altro punto critico riguarda la detenzione amministrativa: non solo le condizioni per applicarla diventano molto più ampie, ma la durata massima passa dagli attuali 18 a 24 mesi, con possibilità di proroga ulteriore per chi ha commesso determinati reati. Inoltre, viene eliminato un principio fondamentale: oggi, se il rimpatrio non è più realisticamente possibile, la persona detenuta deve essere rilasciata. Con la nuova proposta, questo obbligo viene cancellato, rendendo la detenzione una sanzione extra-penale mascherata. Viene inoltre dilatato il divieto di reingresso fino a 10 anni, estendibile a 15. Una misura che non fa che peggiorare il sistema, poiché toglie ai migranti qualunque prospettiva di ritorno legale in futuro.

Ma il vero cuore oscuro della proposta sta nei rapporti con i Paesi terzi. Il testo apre alla possibilità per l’UE e i suoi Stati membri di stipulare accordi con Paesi terzi affinché questi accettino le persone espulse, anche se non si tratta né dei loro cittadini, né di persone con legami con tali Paesi. Non si tratta più, quindi, di centri come quelli previsti nel patto Italia-Albania, bensì di una esternalizzazione totale della responsabilità, con il trasferimento di persone in Paesi dove l’Unione non ha più alcun dovere né giuridico né morale. La cosa più grave è che non ci sono obblighi vincolanti per i Paesi terzi sul trattamento dei migranti ricevuti: nessuna garanzia sui diritti, sulle condizioni di detenzione, sulla durata, né sul rimpatrio verso il Paese d’origine. In pratica, gli individui potrebbero essere semplicemente scaricati in Stati disposti ad accettarli in cambio di denaro, alimentando circuiti opachi e pericolosi che ricordano, sotto altre forme, una moderna tratta legalizzata. Alla domanda sul perché un Paese terzo dovrebbe accettare stranieri espulsi da altri, la risposta è una sola: per interesse economico. Questo tipo di accordo, mascherato da cooperazione internazionale, assomiglia in tutto e per tutto a una vendita di esseri umani, legalizzata nel XXI secolo.

Durante l’incontro ne parleremo con due giuristi ed esperti di politiche europee:
🔹 Daniela Roxana Movileanu, esperta in diritto dell’immigrazione e diritti umani della London School University 
🔹 Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà – ICS e membro del direttivo dell’ASGI

Questo incontro rientra nelle iniziative promosse dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, all’interno del percorso della Road Map per il Diritto d’Asilo e la Libertà di Movimento: uno spazio di analisi, mobilitazione e costruzione collettiva per affrontare le sfide poste dalle politiche migratorie europee.

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