L’Italia deve agire per farle uscire da Gaza. Partecipa al MAIL BOMBING

Tre studentesse palestinesi della Striscia di Gaza hanno hanno superato tutte le selezioni, completato le pratiche richieste presso l’Università di Siena e sono pronte a partire per iniziare un nuovo capitolo della loro vita, fatto di studio, impegno e speranza

Ma non possono uscire da Gaza.

Mentre le bombe continuano a cadere, i valichi restano chiusi, e le autorità tacciono, il loro diritto all’istruzione è sospeso nel vuoto. Bloccate tra la violenza israeliana e l’ipocrisia dell’Europa, tre giovani donne resistono con dignità e coraggio, aggrappate al sogno di poter semplicemente studiare. Le studentesse hanno completato da tempo le procedure di ammissione: documentazione, iscrizione universitaria, preparazione al viaggio. Ma il rilascio del visto da parte dell’Italia, indispensabile per l’ingresso nel nostro Paese, non è ancora avvenuto.

Nel frattempo, l’unico punto di uscita dalla Striscia – il valico di Rafah – è chiuso o estremamente limitato, sotto il controllo delle autorità israeliane ed egiziane. Yalla Study, con il supporto dell’associazione Legal Aid, ha attivato un ricorso legale urgente per sollecitare le istituzioni italiane a intervenire. Abbiamo contattato le autorità italiane competenti, sia presso il Consolato Generale a Gerusalemme che presso l’Ambasciata al Cairo. Ma finora, nessuna risposta concreta.

Nel frattempo, le vite delle studentesse restano appese a un filo, intrappolate in un territorio devastato, senza alcuna garanzia di protezione o mobilità.

Il diritto allo studio non si sospende

Studiare è un diritto umano fondamentale. In un contesto come quello di Gaza, garantirlo diventa un atto politico, etico e necessario. È inaccettabile che giovani donne, vincitrici di una borsa di studio e pronte a costruire un futuro diverso, vengano abbandonate alla violenza e all’isolamento.

Il nostro team, attivo ogni giorno nei percorsi legali e umanitari di sostegno della libertà di movimento, incontra regolarmente situazioni simili. Sono tropp* gli/le student* bloccati nei paesi in guerra, impossibilitati a lasciare territori dove studiare è diventato impossibile o persino pericoloso. Alcuni sono rifugiati politici, altr* provengono da zone colpite da conflitti civili, restrizioni autoritarie o crisi umanitarie dimenticate.

Quello di Gaza non è un caso isolato, ma emblematico: l’accesso allo studio è oggi, per molti giovani nel mondo, un campo di battaglia in cui si combatte per la sopravvivenza e la dignità. Per questo chiediamo pubblicamente al Ministero degli Affari Esteri italiano di:

  • Rilasciare immediatamente i visti necessari;

  • Attivarsi per garantire un passaggio sicuro attraverso Rafah;

  • Difendere il diritto allo studio come principio universale, anche e soprattutto nei contesti di guerra e oppressione.

Unisciti a noi

Condividete questa storia, parlatene, aiutateci a farla arrivare dove serve.
Perché queste studentesse non siano dimenticate. Perché possano partire. Perché possano vivere.

Lo studio è resistenza. La libertà di movimento è un diritto. Gaza ha bisogno di vie aperte, non nuovi muri.

👉 partecipa al mail bombing. Qui un testo della mail da inviare alle istituzioni italiane. 
👉 Contattaci per informazioni o per supportare.

#GazaStudents #RightToStudy #LetThemLeave #LegalAid #YallaStudy #FreeGaza

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