#HaiVISTO Embeh? Una testimonianza dal Molise

Dal Molise ci arriva la storia di Embeh.

Embeh arriva dalla Nigeria.
Una volta arrivato in Italia presenta richiesta di protezione, e riesce ad avere l’appuntamento con la Commissione territoriale molto prima del ‘decreto Salvini’. Per approfondire i motivi della fuga dal proprio paese viene convocato più volte. Embeh alla Commissione parla anche della propria situazione di sfruttamento lavorativo nei campi, che potrebbe dargli la possibilità di una protezione umanitaria. Le numerose convocazioni fanno si che la decisione della Commissione arrivi dopo l’approvazione del ‘decreto sicurezza’: è così esclusa la protezione umanitaria, e la richiesta di protezione di Embeh viene rigettata perché la Commissione non crede alla sua storia.
Embeh presenta ricorso.
Intanto la Cassazione sancisce la non retroattività del ‘decreto sicurezza, per cui chi ha fatto richiesta prima dell’approvazione del provvedimento può chiedere la revisione della domanda alla Commissione, che dovrà valutare anche la possibilità di rilasciare la protezione umanitaria.
Intanto, in pieno lockdown, il tribunale emette la propria decisione rispetto al ricorso presentato da Embeh: rigettato, senza nemmeno ascoltare il diretto interessato. Il magistrato infatti non ritiene di alcuna utilità convocarlo e ascoltare le sue ragioni. Intanto si attende la revisione da parte della Commissione, sulla base di quanto sancito dalla Cassazione.

Ed ecco che arriva il provvedimento di regolarizzazione previsto dal governo con il DL rilancio. Embeh da sempre lavora in campagna, la notizia lo emoziona. Ma oggi lavora con un contratto regolare: questo significa che non potrà accedere alla regolarizzazione. Per farlo dovrebbe licenziarsi e sperare che poi il datore di lavora voglia riassumerlo.

Inoltre la misura prevista dal governo prevedere il passaporto come documento necessario per avviare la pratica: ma un richiedente asilo non può chiedere il passaporto alla propria ambasciata, sarebbe contradditorio con la stessa richiesta di protezione. Inoltre anche volendo e potendolo richiedere i tempi burocratici dei rilasci sono lunghi, senza contare che, se sei un migrante e la questura ha sbagliato a scrivere il tuo nome sul permesso di soggiorno (cosa che succede molto spesso), la questione risulta di non facile soluzione…
Intanto, Embeh dopo tanti anni rischia di vedersi sfumare davanti agli occhi anche questa eventuale possibilità.

La storia di Embeh è esemplificativa degli ostacoli e delle contraddizioni che moltissime persone si trovano a dover affrontare, continuamente, senza poter spendere le proprie energie in percorsi di vita e autodeterminazione.
Embeh deve avere la possibilità di vivere in modo legittimo in Italia, paese dove lavora da anni.
Chiediamo alla politica di aprire gli occhi sulla realtà!

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