Invisibili… a chi?

Centinaia di donne e uomini saranno esclusi dalla misura di regolarizzazione prevista nel DL Rilancio. Altri sono già stati resi irregolari del ‘decreto sicurezza’, in questi giorni sotto esame. Persone invisibili alla politica, ma ben presenti sul territorio italiano.        
Cambiamo l’ordine delle cose: rimettiamo al centro le persone.

La Commissione Bilancio non ha approvato le modifiche sollecitate da associazioni e reti circa l’art. 103 contenuto nel DL Rilancio, riguardante la misura di regolarizzazione prevista per i lavoratori e le lavoratrici presenti sul territorio nazionale e privi di permesso di soggiorno. Un provvedimento parziale e iniquo, come ribadito più volte dal Forum per cambiare l’ordine delle cose. Diversi sono stati i percorsi intrecciati con altre reti che lavorano per la tutela dei diritti, così come le sollecitazioni alla politica. Il 26 maggio un primo appuntamento apriva un dibattito per individuare le maggiori criticità della misura, esposte poi nell’assemblea del 29 maggio, cui hanno partecipato diversi esponenti politici. Un percorso cui si è aggiunto l’invio di una lettera diretta alla stessa Commissione bilancio.

A un mese di distanza da queste azioni, il Forum esprime forte preoccupazione e delusione per il mancato accoglimento degli emendamenti proposti, e il conseguente fallimento del provvedimento di regolarizzazione. Non sono state infatti accolte le modifiche necessarie a rendere la misura davvero inclusiva e efficace: nessun reale ampliamento dei settori lavorativi, nessuna modifica all’articolo 16, nessuna possibilità per una persona già titolare di un permesso di soggiorno temporaneo e con un contratto di lavoro attivo di convertire il proprio permesso legandolo al lavoro. Solo una piccola proroga della data di scadenza per la consegna della documentazione: questo è quello che il mondo della politica ha deciso di mettere in campo per il mondo reale, dei lavoratori e delle lavoratrici. La misura così come prevista rappresenta un’occasione persa nell’ottica dell’inclusione e della fuoriuscita dall’irregolarità di centinaia di persone, che al contrario saranno ancora una volta mantenuti ai margini della società in uno stato di irregolarità e forte vulnerabilità. 

Questa mancanza di prospettiva politica si inserisce in un contesto già fortemente appesantito dal cosiddetto ‘Decreto sicurezza’, approvato a dicembre 2018, a causa del quale, secondo i dati Ispi, centomila persone sono diventate irregolari. Persone in Italia da anni, con percorsi che intrecciano impegni lavorativi, formazione, relazioni personali. Abbiamo raccontato le loro storie, e continueremo a farlo, con la campagna VISTO, tramite cui  vogliamo dare voce a chi viene reso invisibile dalla politica. Susy, Emmanuel, Nash, Keba, Mamadou, Jasmine, Bawa, Abdul sono alcune delle persone di cui abbiamo raccolto le testimonianze.

Proprio in questi giorni, il mondo politico sta tornando a parlare del ‘decreto sicurezza’: ed è proprio da qui che è necessario ripartire. E’ urgente modificare la normativa che ha prodotto solo esclusione e vulnerabilità, al fine di garantire la possibilità, a chi già non è stato coinvolto dalle conseguenze del decreto, di mantenere il proprio documento e la protezione accordata dallo stato.

Ma non basta riformare i pacchetti sicurezza: occorre andare oltre. Le riforme sono necessarie, ma occorre che la politica abbia il coraggio e il senso di responsabilità di pensare più in grande per rispondere al paese reale.
Il Forum per cambiare l’ordine delle cose – a cui aderiscono oltre cinquanta realtà che si occupano di immigrazione e diritti umani su tutto il territorio nazionale – sollecita con urgenza:

– il ripristino del diritto di soggiorno per chi necessita di una protezione umanitaria        
– la formulazione di un sistema unico di accoglienza     
– l’elaborazione di politiche di ingresso e soggiorno che soddisfino le reali esigenze legate al fenomeno migratorio, cosa che permetterebbe di uscire dalla dinamica che, in mancanza di una normativa sugli ingressi, costringe tutte le richieste a incanalarsi nel sistema della richiesta di protezione internazionale.

Non rimaniamo fermi: continuiamo a muoverci insieme per cambiare l’ordine delle cose.     

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