Dieci persone morte. Di freddo. E’ la tragedia che si è consumata in questi ultimi giorni a Roma.
Annunciata: perché non è una novità che a gennaio fa freddo, come non è nuova la crisi abitativa in cui versa il territorio capitolino. Stando ai dati diffusi dal dipartimento Urbanistica del Comune di Roma, e relativi al 2019, circa 200mila persone sono senza casa. Una situazione che è peggiorata a causa della crisi sanitaria, affiancata dall’inerzia delle istituzioni, che non hanno messo in campo risposte adeguate. Ad esempio? La riconversione dei tanti spazi vuoti, inutilizzati proprio a causa della pandemia. Alberghi, locali, palestre, musei, cinema, ma anche le stazioni delle metropolitane. Eppure le sollecitazioni – se mai ce ne fosse stato bisogno – ci sono state. Diverse associazioni hanno infatti chiesto un intervento urgente alla giunta, senza ricevere risposta.
“Non potevamo stare a guardare. Di fronte alla situazione ci è sembrato naturale aprire”: a parlare è Diana Armento, presidente del circolo arci Sparwasser. Attivo nel quartiere Pigneto ha aperto le porte e messo a disposizione lo spazio di solito usato per concerti, presentazioni e serate: da oggi è una casa per chi una casa non ce l’ha. “Nell’anno in cui abbiamo sentito ripetere costantemente ‘restate a casa’ si continua a ignorare il problema di chi una casa non ce l’ha. Da settimane chiediamo al Comune di intervenire per risolvere i problemi di un piano freddo inadeguato”.
E se da una parte si sollecitano le istituzioni dall’altra si agisce, perché il freddo non si ferma e le esigenze delle persone nemmeno. “Stiamo assistendo a morti annunciate che potevano essere evitate, morti non causate dal freddo ma dall’indifferenza. L’arrivo puntuale delle temperature gelide non può infatti essere considerato un’emergenza improvvisa e imprevedibile”.
Oltre a garantire un posto letto, Sparwasser offre pasti caldi e sostegno alle persone ospitate. “Non è semplice. Ci vogliono professionalità adeguate, una grande organizzazione logistica, oltre che risorse economiche: tutto questo senza alcun appoggio istituzionale”. Intanto, chi volesse aiutare può dare una mano cliccando a questo link: https://nonnaroma.it/unposto
Le istituzioni non si sono fatte sentire neppure a iniziativa avvenuta. Eppure il tema è all’ordine del giorno. “C’è una mozione approvata dall’assemblea capitolina, cui la sindaca dopo una settimana non ha ancora dato seguito”, spiega Alberto Campailla di Nonna Roma. L’associazione, che ora sostiene Sparwasser con assistenza logistica e grazie all’aiuto dei volontari , ha promosso una petizione per l’apertura delle metro: 50mila firme in quattro giorni. Una società cosciente e attiva, a fronte di istituzioni latenti.
“Ci sembra che proprio quest’anno il silenzio delle istituzioni sia imbarazzante. Gli alberghi sono vuoti, spazi, anche grandi come musei e cinema, sono chiusi. Noi dovremmo fare altro. Non vogliamo assolutamente sostituirci ai doveri delle istituzioni, che non devono pensare di potersi lavare le mani perché c’è l’associazionismo”.
Fa eco Pensare Migrante, che sta collaborando con questa iniziativa soprattutto nella segnalazioni di persone in emergenza. “Le politiche di accoglienza del Comune sono totalmente inadeguate. Inoltre la Questura di Roma continua a segnalare all’Ufficio Immigrazione i richiedenti asilo solo dopo che hanno formalizzato la domanda, e non all’atto dell’espressione di volontà di richiedere protezione: una misura che si scontra con le norme. E che nei fatti non garantisce l’accoglienza a chi ne ha diritto”, spiega Roberto Viviani di Pensare Migrante, che aggiunge, guardando alle prossime elezioni: “Chi amministrerà questa città sta città deve risolvere il prima possibile il divario sociale, sempre più ampio, che colpisce tutti i diritti delle persone: dalla casa all’accesso all’assistenza sanitaria”.
Serena Chiodo per il Forum per cambiare l’ordine delle cose