Si è concluso con successo e grande partecipazione il ciclo di incontri “Diritto d’Asilo: un percorso di umanità” organizzato dal Forum per cambiare l’ordine delle cose insieme ai compagni di strada di Ciac Onlus , Rete EuropAsilo, Fondazione Migrantes ed Escapes-Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate.
I seminari, che ci hanno accompagnato da gennaio fino a giugno, sono stati strutturati a partire da alcune criticità evidenziate nel Report sul diritto d’asilo ‘Costretti a fuggire… ancora respinti’ presentato a dicembre da Fondazione Migrantes, che ci ha permesso di delineare nodi specifici su cui confrontarci. Grazie agli incontri organizzati -sette in tutto – abbiamo approfondito alcuni aspetti, su cui più volte siamo intervenuti come realtà impegnate nella tutela dei diritti: un ciclo che ci ha accompagnati idealmente seguendo le tappe di percorso migratorio, dal viaggio all’arrivo, dall’accoglienza alla sua valutazione. Come fil rouge, la strutturazione di un sistema di ingresso e accoglienza davvero inclusivo e attento all’autodeterminazione delle persone, che guardi all’importanza dei territori e delle relazioni che in essi si costruiscono, per dare valore a una collettività già presente, a cui serve dare valore.
Qui vogliamo ripercorrere tutti gli eventi, che è possibile rivedere/riascoltare, e di cui invitiamo a leggere i resoconti. Abbiamo raccolto questi materiali nell’ottica di fornire strumenti di lavoro che riteniamo utili per continuare a costruire, insieme, un percorso di diritti, per tutte e tutti.
– Europa. La pavida solidarietà delle istituzioni verso i rifugiati. 20 gennaio
Nel 2015 la Commissione Europea ha adottato l’Agenda sulle migrazioni. Chiusa nel 2020, è stata immediatamente seguita dal Nuovo patto su migrazione e asilo. Entrambi i documenti si inseriscono in un approccio alle migrazioni basato su politiche di deterrenza e contenimento, esternalizzazione delle frontiere e controllo dei confini, accordi con i paesi terzi volti ad agevolare i rimpatri: un orientamento che contrasta con l’urgenza di percorsi di ingresso, accoglienza e inclusione, e che troppo spesso si esplicita in pratiche lesive dei diritti umani, su scala europea come nazionale. La situazione attualmente presente sulla rotta balcanica lo testimonia, purtroppo insieme a molte altre. Di fronte a questo scenario è urgente reagire.
Un seminario incentrato sul piano europeo, con un focus sul quadro attuale e sullo scenario che si prospetta, in particolare per i paesi di confine tra cui l’Italia, con un’analisi anche del cosiddetto approccio hotspot e delle sue conseguenze, e sui rischi delle procedure di identificazione ai confini europei, incrementate come conseguenza della diffusione del Covid-19.
Sono intervenuti:
Mariacristina Molfetta, Fondazione Migrantes, curatrice rapporto sul Diritto d’asilo 2020
Ulrich Stege, International University College di Torino
Adele Del Guercio, Università di Napoli Orientale
Sara Prestianni, Euromed Rights
Andrea Stocchiero, Focsiv partner del progetto Volti delle migrazioni
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– Salvataggi: umanità e diritti per fermare la criminalizzazione, 17 febbraio
E’ normale che nel 2021 centinaia di persone muoiano nel tentativo di cambiare paese? Una domanda che nella sua semplicità risulta disarmante. Eppure, sembra per qualche motivo tollerabile che uomini, donne e bambini perdano la vita provando a entrare in Europa. Secondo le stime ufficiali nel 2020 sono state 708 le persone morte in mare tentando di raggiungere l’Italia. Stime al ribasso, segnate anche dall’impossibilità di realizzare controlli continui e approfonditi a causa della crisi sanitaria legata al Covid19. Inoltre, il Mediterraneo non è l’unica rotta in cui sono visibili le conseguenze delle politiche europee. C’è il confine tra Italia e Francia, nella zona di Ventimiglia, e quello alpino, nei pressi di Bardonecchia. Ci sono le cosiddette ‘nuove rotte’, come quella che ora interessa le isole Canarie. C’è la Grecia, di cui si parla sempre meno, anche a seguito dell’accordo tra Europa e Turchia, denaro in cambio del trattenimento dei migranti. E ci sono i Balcani, dove si sta compiendo quella che da più parti viene definita una ‘catastrofe umanitaria’, ultimo atto (per ora) di una situazione presente da anni, fatta di violazioni, chiusure, respingimenti illegittimi (per cui l’Italia è stata recentemente condannata), violenze e abusi.
Nel concreto, l’approccio alle migrazioni adottato dall’Unione Europea e dagli stati membri si palesa in muri, confini sorvegliati militarmente, violazioni più che tollerate. Un approccio contro cui si schierano moltissime cittadine e cittadini europei che credono nel diritto di ognuno e ognuna a scegliere il proprio percorso personale, anche in un paese diverso dal proprio. Persone contrarie alle politiche escludenti, marginalizzanti, xenofobe dell’Europa. Sono le ONG che, di fronte all’assenza istituzionale, soccorrono le persone nel Mediterraneo. Sono i singoli che curano le ferite dei migranti che riescono a superare la Bosnia. Sono le associazioni che fanno arrivare viveri, coperte, medicinali ai confini. Sono le realtà che monitorano e denunciano quanto succede. Sono i collettivi che sostengono chi prova a passare da una frontiera all’altra. Dietro a quello che si sta vivendo oggi in Bosnia, dietro agli sbarchi nel Mediterraneo, dietro ai campi dove i rifugiati vivono in un limbo senza tempo e in condizioni inaccettabili, dietro la criminalizzazione della solidarietà, ci sono scelte ben precise, normative specifiche, accordi politici: la Fortezza Europa, come più volte è stato sintetizzato l’approccio europeo alle migrazioni. E proprio come in una fortezza, non ci si può permettere che qualcuno apra delle brecce. Ong indicate come scafisti, solidali denunciati come trafficanti, insieme a una narrazione politico e mediatica criminalizzante. Un insieme di azioni che hanno l’unico obiettivo di gettare discredito su chi in realtà fa quello che dovrebbe fare la politica.
Sono intervenuti:
Valentina Brinis, Advocacy officer Open Arms
Giovanna Cavallo, Forum per cambiare l’ordine delle cose
Lucia Gennari, Asgi
Laura Martinelli, Avvocato e attivista Val di Susa
Cecilia Sanfelici, Italy Must Act e Isla Kitching, Europe Must Act
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– Esclusi. Strumenti per tutelare chi è stato messo fuori, 17 marzo
Dibattito che a partire dal contesto pandemico indica le realtà che hanno costruito tutele verso chi è rimasto escluso: escluso dall’accesso al territorio europeo, dal sistema di inclusione, dalle tutele sanitarie, dall’ultima sanatoria. Dalle politiche dell’Europa fortezza, che ha esternalizzato le frontiere e attivato respingimenti illegali specie lungo la rotta balcanica, all’adozione dei decreti sicurezza (la cui riforma stenta ad essere applicata) e che hanno ulteriormente allargato la forbice degli esclusi dall’accesso alla protezione e dal sistema di accoglienza e inclusione, fino ad arrivare alle politiche sanitarie escludenti e all’ultima sanatoria che è riuscita di nuovo a tener fuori molte delle persone che ne avrebbero potuto beneficiare.
Sono intervenuti:
Andrea Berta, Caminantes di Treviso
Camilla Macciani, Pensare Migrante
Chiara Marchetti, Laboratorio Escapes/Rete EuropAsilo
Livio Neri, Asgi
Emilio Rossi, Ciac Parma- Progetto “Wonderful World”
Gianfranco Schiavone, ICS/Forum per cambiare l’ordine delle cose
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– Accoglienza. Per un sistema unico, tassello del nostro welfare, 19 aprile
I ‘decreti sicurezza’ hanno impattato in modo tragico sull’accoglienza nazionale, già profondamente segnata da forti criticità e priva di basi solide. E’ proprio a fronte della fragilità mostrata da un sistema di cui più volte è stata denunciata l’inefficacia che occorre ripensare a un modello che, in parte, è già presente sui territori: sono molte le esperienze che mostrano buone pratiche di accoglienza, spesso dal basso. Pratiche che rimandano a un concetto di confronto, ascolto e inclusione: perché nel 2021 è davvero urgente lasciarsi alle spalle l’incapacità del paese di superare la primissima accoglienza – comunque ancora estremamente deficitaria – per costruire piuttosto un modello inclusivo che, con politiche di lungo respiro, possa finalmente pensare al coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti: in primis i e le migranti, protagonisti finalmente attivi dei propri percorsi, intrecciati a tutti gli attori presenti nei territori, dalle amministrazioni alle realtà attive sul campo. Fare davvero accoglienza vuol dire andare oltre, guardare al lungo periodo, costruire reti e relazioni, sostenere la crescita individuale e, conseguentemente, quella dell’intera società. Occorre uno sguardo aperto e consapevole da parte della politica, che possa leggere i contesti sociali per rispondere alle necessità da una parte, e fare tesoro dei percorsi presenti dall’altra. Un cambiamento culturale, che guardi all’accoglienza come a una parte imprescindibile del sistema di welfare, per tutto il paese. Un cambiamento che nella società è già presente ma a cui la politica stenta a dare spazio.
Sono intervenuti:
Michele Rossi, Ciac onlus/ EuropAsilo; Pedro Apollos Ciac onlus; Magda Bolzoni, curatrice capitolo accoglienza del report “Il diritto d’asilo” della FondazioneMigrantes
Mimma D’Amico, EuropAsilo e Forum per cambiare l’ordine delle cose
Lucia Esposito, Sportello Diritti YaBasta RestiamoUmani
Francesco Evangelista, coordinatore #progettoSAI Comune di #Scisciano / Oltre i confini Benevento
Valeria Pecere, Forum territoriale per cambiare l’ordine delle cose provincia di Brindisi
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– Integrazione e Cittadinanza, 19 maggio
Un raccolta di voci ed esperienze di chi davvero ogni giorno lavora per costruire un modo altro di fare integrazione e di creare cittadinanza, che esce dalle logiche emergenziali ed entra nella costruzione di un’accoglienza ad personam. Buone pratiche, successi e fatica, perchè fare integrazione non è un gioco, è impegno, vuol dire entrare nella vita delle persone, percorrerne insieme le strade e i bivi, vuol dire provare a trasformare la società uscendo dai centri di accoglienza ed entrando nelle vite familiari.
Sono intervenuti:
Emanuela Dal Zotto, Escapes Laboratorio di Studi Critici sulle Migrazioni Forzate, Università Pavia
Regina Imoape Iginoh, Imprenditorialità femminile come forma di empowerment per le donne rifugiate Università di Torino
Yogoub Kibeida, Direttore esecutivo Associazione Mosaico azione per i rifugiati
Syed Hasnain, Rete UNIRE
Mamadou Gaye, Cooperativa Savera
Ermira Kola, del Forum per Cambiare l’Ordine delle cose.
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– Strumenti. Per una valutazione partecipata dei sistemi di accoglienza, 16 giugno
In che modo si realizza l avalutazione dell’accoglienza oggi? Quali strumenti sono messi in campo? E chi ha il compito di valutare? Rispondendo a quali esigenze, e con quali obiettivi?
affronteremo il tema della valutazione, emerso più volte nei precedenti seminari: perché laddove ci sono normative e politiche, è utile e necessario monitorare che la loro applicazione si traduca in prassi e servizi efficaci.
In che modo si realizza tale valutazione oggi? Quali strumenti sono messi in campo? E chi ha il compito di valutare? Rispondendo a quali esigenze, e con quali obiettivi?
Questi alcuni degli interrogativi a cui abbiamo provato a rispondere, cercando anche di capire insieme come le valutazioni potrebbero essere fatte mettendo al centro le persone e i territori.
Sono intervenuti:
Magda Bolzoni, Laboratorio multidisciplinare sul sistema d’asilo DCPS Università di Torino Maria Cristina Negro, project menager Never Alone
Barbara Sorgoni, Laboratorio multidisciplinare sul sistema d’asilo DCPS Università di Torino Debora Tanzi, Responsabile Ufficio Piano di Zona Distretto Sud-Est provincia di Parma Cristina Molfetta, Fondazione Migrantes
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