Per la libertà di movimento internazionale, per il diritto allo studio
È stato presentato oggi a Roma nella Sala dell’Associazione della Stampa Estera il rapporto Yalla Study 2023.
Un rapporto sui flussi di ingresso per motivi di studio che evidenzia quanto le policy del Governo Italiano siano lontane da una politica che garantisca flussi regolari e accesso al territorio in sicurezza per migliaia di giovani migranti. Per questo abbiamo concordato con diversi parlamentari di altrettante forze politiche un’indagine conoscitiva del Parlamento per monitorare i meccanismi che regolano la concessione dei visti di ingresso da parte delle ambasciate agli studenti stranieri che intendono proseguire il loro percorso di studi in Italia. Con il report che abbiamo redatto dopo mesi di ricerca insieme alla ong COSPE, abbiamo centrato dunque il nostro primo obiettivo: rimettere al centro della discussione politica il tema dei flussi regolari d’ingresso per i migranti che desiderano raggiungere l’Italia.
Yalla study è un progetto che abbiamo fondato per favorire viaggi sicuri e protetti verso l’Europa per donne e uomini bloccati nei paesi in guerra o stretti nella morsa di conflitti civili o militari e che non riescono ad accedere agli studi universitari e, più in generale, un progetto di advocacy per garantire la libertà di movimento internazionale per il diritto allo studio nell’ambito delle politiche dei flussi migratori. Circa un anno fa assieme a diversi attivisti internazionali ci siamo mobilitati per supportare le richieste legittime di visto dei giovani studenti stranieri e nel corso di questi 12 mesi abbiamo orientato e preso in carico circa 150 tra donne e uomini che dal Libano, dalla Palestina, dalla Siria, con un percorso di studi da completare in agraria, biologia, ingegneria, medicina, hanno deciso di venire a studiare in Italia. Il team di Yalla Study ha monitorato diverse prassi illegittime di rigetto del visto e sono stati attivati diversi contenziosi contro le ambasciate italiane all’estero, tra i quali alcuni sono stati vinti al Tar. È il bilancio di un anno di attività di Yalla Study, durante il quale il nostro team formato da giuristi, operatori e mediatori culturali ha incontrato centinaia di giovani che hanno domandato assistenza e tutele per la richiesta di un visto per studiare in Italia. Abbiamo pensato fosse utile ascoltare dalla loro viva voce le concrete difficoltà e i loro desideri: le persone che si sono rivolte ai nostri sportelli virtuali hanno maggiormente evidenziato una provenienza dalla Siria e questo si spiega soprattutto in virtù della necessità dei giovani siriani di intraprendere percorsi di istruzione all’estero per una voglia tangibile di poter contribuire alla ricostruzione del paese. Vogliamo evidenziare una diversa Siria, composta da una giovane generazione che ha bisogno di dotarsi competenze professionali nel mondo e che è composta da una grande percentuale di donne con ub progetto migratorio legato allo studio e che andrebbe supportata dalla comunità internazionale, invece che ostacolata, anche in considerazione delle diverse criticità che le donne vivono nei contesti di guerra e di crisi economica.
Tra le nostre raccomandazioni al Governo affinché possa impegnarsi in una politica di ingresso inclusiva e rispondente alle esigenze delle migrazioni, un punto fondamentale riguarda la necessità di redigere un documento programmatico triennale relativo alla politica dei flussi, perché l’ultimo adottato è relativo al triennio 2004-2006. Prevedeva di fornire un quadro di riferimento organico per i visti per motivi di studio e formazione professionale, e rafforzare la presenza dell’Italia nel circuito degli scambi culturali e scientifici, obiettivo mai monitorato. Inoltre chiediamo sia monitorata l’attività delle autorità consolari circa le procedure di garanzia tra le quali l’audizione con il richiedente, finalizzata all’accertamento ed alla valutazione dei presupposti per il rilascio del visto richiesto. Inoltre crediamo sia necessaria un’attenta valutazione finalizzata ad aumentare i fondi destinati alle borse di studio, diminuendo, di contro, le spese per le missioni militari internazionali, come i memorandum d’intesa con i paesi extraeuropei o con enti come la guardia costiera libica.