L’appello della società civile ai parlamentari italiani in Europa: ecco perché il Patto europeo migrazioni e asilo non deve essere approvato.

Il percorso del Patto europeo migrazioni e asilo è alle battute finali per poter essere approvato definitivamente dal parlamento europeo entro il prossimo aprile, prima della conclusione della legislatura. Il testo, infatti, sarà esaminato il prossimo 14 febbraio all’interno della commissione Libe del parlamento, che si occupa, tra le altre cose, di diritti umani e lotta alla discriminazione all’interno dell’Ue. E per l’occasione una vasta coalizione di organizzazioni della società civile si sta mobilitando.

Il Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Rivolti ai Balcani, Europasilo, Italy must act, Refugees Welcome Italia, Mediterranea Saving Humans, Recosol e Stop Border Violence, hanno già lanciato nelle scorse settimane una “Road Map per il diritto d’asilo e la libertà di movimento” che sta attraversando l’Italia, dal Nord al Sud, per informare e sensibilizzare le cittadinanze sui contenuti del testo che, se sarà approvato così come è stato definito nel dicembre scorso nell’intesa trovata tra Commissione e Parlamento «produrrà nuove tragedie dell’immigrazione e renderà l’Europa ancor di più una cupa fortezza assediata con uno sgretolamento dello stato di diritto e del livello di democrazia interna», così scrivono le organizzazioni promotrici in un appello rivolto ai parlamentari europei. Nel frattempo, in vista del voto, si stanno moltiplicando le tappe della Road Map. Dopo gli incontri di Pesaro e Roma, si terranno nelle prossime settimane assemblee, dibattiti pubblici e momenti di formazione a Brescia, Cosenza, L’Aquila, Lamezia Terme, Firenze, Milano, Modena, Perugia, Reggio Emilia, Taranto. Non soltanto.

Le reti della società civili sono già intervenute il 19 e il 20 gennaio scorso al convegno “Prima le persone” organizzato dal partito democratico e in quella sede hanno illustrato tutte le criticità del Patto. “Se certamente possiamo dirci possibilisti di un futuro di condivisione delle cosiddette responsabilità con il nuovo regolamento RAMM, la dura risposta repressiva e restrittiva dei regolamenti Procedure Screening e Crisi, tenderà gravemente a normalizzare l’uso arbitrario della detenzione e l’utilizzo sistematico di procedure “sommarie” per consentire i respingimenti verso i cosiddetti “Paesi terzi sicuri”, riferiscono le organizzazioni.

In particolare, dichiara Giovanna Cavallo del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, a nome della rete che si è costituita: «abbiamo elaborato varie simulazioni che dimostrano come il Patto Europeo migrazioni e asilo rappresenti una strategia profondamente sbagliata perché fondata su azioni di chiusura e aumento dei muri fisici ed elettronici e nuovi respingimenti». E ancora: «soprattutto, i regolamenti screening e procedure prevedono la creazione di centri di detenzione alle frontiere in cui sarà possibile trattenere tutte le persone che hanno scarso successo di poter ricevere asilo, anche le famiglie con minori». Così, – prosegue Cavallo: «prendendo in considerazione diversi scenari, cifre alla mano, nei casi di crisi, di pressione attiva, infine, normale, abbiamo scoperto che oltre alla violazione dei diritti umani che il Patto comporta, c’è un problema di fattibilità di questo piano, e che proprio l’Italia ne pagherebbe il prezzo più alto».

Per questo, nove organizzazioni della società civile chiedono in queste ore ai parlamentari italiani, di ogni estrazione politica, di non votare il Patto europeo migrazioni e asilo, perché «provocherebbe un pessimo impatto sulla società tutta, e si tratta di un compromesso al ribasso che non fa né gli interessi delle persone rifugiate, né quelli dei paesi di primo ingresso come l’Italia, né quelli dell’Europa come entità democratica». Ma anche – concludono nell’appello – «perché il voto negativo dei parlamentari italiani avrebbe il profondo significato politico di restituire all’Europa e al Parlamento lo scettro di una sovranità ormai perduta».

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