Boubakar il presidente

Boubakar arriva in ritardo all’appuntamento davanti alla “Federico di Donato”. Lo aspettiamo sulle panchine del giardino della scuola in via Nino Bixio. Davanti a noi c’è la sede romana di Zalab, all’interno del cinema Apollo, “un laboratorio culturale che opera per la produzione e distribuzione di cinema libero, indipendente e sociale”, ma che è anche un collettivo di sei filmmakers e operatori sociali: Michele Aiello, Matteo Calore, Davide Crudetti (è il presidente) Stefano Collizzolli, Andrea Segre, Sara Zavarise e tanti e tante altre che con Zalab collaborano.

Anche Boubakar è presidente, di “Legal Aid, Diritti in Movimento”, associazione di volontariato che si occupa di persone migranti, nella fattispecie, di chi ha richiesto l’asilo e la protezione internazionale in Italia, è in attesa di un documento oppure ha incontrato ostacoli per riceverlo. Legal Aid, quindi, svolge da importante supporto legale e sociale per queste persone. E perciò, per quello che rappresenta, per noi, per i migranti che aiuta, per “la sua bella testa”, Boubakar il presidente, lo perdoniamo del ritardo di oggi. Sic! Anche perché l’uomo ieri (n.d.r) ha lavorato fino a tarda sera, come ci racconta.

«Lavoro in un hotel di lusso in via Nazionale, nel rione Monti, vicino alla Banca d’Italia. Da qualche mese faccio il cameriere al bar dell’albergo; la scorsa estate ho lavorato al bar sulla terrazza, ho lavorato quasi tutti i giorni. Oggi lavoro molto meno. Perché sono assunto dall’agenzia interinale a chiamata (contratto a chiamata, a giornata), e d’inverno vengo chiamato per lavorare soltanto due giorni alla settimana», racconta ancora Bouba. «Sono stato fermo qualche mese, in realtà, in autunno, per un incidente stradale che ho subito alla guida di un monopattino mentre andavo al lavoro, è accaduto a Porta Maggiore, vicino al quartiere dell’hotel. Ma l’agenzia mi ha detto che non era coperto l’infortunio, non avendo un contratto vero», – sintetizza così – l’uomo, la sua attuale situazione lavorativa. Poi ancora, dice: «un uomo in macchina mi ha tagliato la strada e mi ha fatto cadere. Nessuno mi ha pagato per quell’incidente. Ho rimesso anche molti soldi; perché oltre al danno, anche la beffa, sono diventato disoccupato», conclude.

Boubakar ha 28 anni, abita a Centocelle ed è un ragazzo pieno di risorse, che intrattiene relazioni lavorative e sociali con l’alto e con il basso della città. È di nazionalità gambiana. È un bravo sarto, come molti gambiani.  È in Italia da dieci anni. Anche per lui il solito percorso: Lampedusa, il Cara di Castel Nuovo di Porto – dove non ha trovato molta umanità – dice. E anche per Bouba, dunque, la solita precarietà del documento, del titolo di soggiorno, del diritto a scegliere il posto in cui vivere. Una condizione da cui è partito per aiutare centinaia di suoi amici nell’iscrizione a scuola. «Desideravo studiare, e grazie a un incontro fortuito con una professoressa avvenuto alla fermata Flaminio, sono riuscito ad iscrivermi (e insieme a me anche tutti gli amici del Centro) in una scuola che si trova a Santa Maria del Soccorso. Vicino alla metro. Da allora la mia vita è cambiata.  Anche quella dei miei amici», dice ancora Bouba sfoderando tutta la sua saggezza. E la sua umanità. Che poi è la cifra del suo impegno con l’associazione Legal Aid, insieme a quella di tanti altri mediatori e mediatrici, e interpreti, che collaborano a titolo volontario, e che supportano le attività dell’associazione di cui Boubakar è il presidente. Realtà di riscatto e partecipazione politica.

“SGUARDI MIGRANTI – storie di protezione speciale” fa parte della campagna #Paradossiallitaliana, un progetto sostenuto dalla Fondazione Migrantes con i fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Cattolica e con il contributo dell’ Otto per Mille Valdese.

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