Un doppio attacco di guerra, un piano militare di distruzione, dalla terra e dal cielo. È quello che lo Stato di Israele sta preparando e già in parte ha messo in pratica da alcuni giorni in Libano. È l’offensiva finale sul Medio Oriente dopo la recente distruzione di Gaza, dopo decenni di occupazione della Palestina e della Cisgiordania, con uno sguardo all’Iran e la proiezione verso la guerra globale e la conseguente, annessa, catastrofe nucleare.
Nelle ultime 48 ore, mentre le notizie di morte dal paese dei Cedri si susseguono di ora in ora, con un bilancio di oltre mille morti nelle ultime due settimane, i caccia dello stato ebraico hanno bombardato il quartiere di Shiyah, a pochi passi dalla capitale del Libano, Beirut, e il sobborgo di Chouefait, oltre a diverse località ad est, nella valle della Bekaa. Non solo. I militari israeliani hanno violato il confine della Zona Blu, il confine provvisorio, la striscia di terra che divide i due paesi dal 2000 e che è sotto la sorveglianza della missione Unifil dell’Onu.
Quello che è certo è che non ci sono precedenti simili nella storia recente, di Stati che hanno accumulato così tanti abusi e violazioni nei confronti di altri Paesi e di altre popolazioni. A sostenerlo sono molti esperti e giuristi di diritto internazionale e diritto umanitario, che si sono pronunciati per l’isolamento dello stato di Israele fino a quando non rispetterà l’ordinamento giuridico internazionale.
È un fatto che non solo Israele ha commesso crimini di guerra e ha violato il diritto umanitario, almeno dal 7 ottobre ad oggi, ma non ha nemmeno rispettato le decisioni e le ordinanze emesse dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu. È un Paese che disprezza gli organismi interazionali di garanzia, è fuori dalla legge.
Basti pensare a quanto accade in questi giorni con l’attacco in Libano contro Hezbollah, motivato con una necessità di protezione, e che però è diventata l’ennesima guerra di aggressione, perché quando uno Stato bombarda un altro Stato o ne viola l’integrità territoriale, si deve parlare di aggressione, condotta con la complicità di altri Stati, soprattutto europei, che gli forniscono le armi.
Respingiamo l’idea che identifica in ogni libanese o palestinese un terrorista, una minaccia, un’idea che conduce dritti al genocidio, come stiamo verificando in queste ore dai racconti che ci stanno giungendo da amici e amiche che si trovano a Beirut, Saida e Tripoli e che ci confermano che una grande quantità di persone sono in cerca di un riparo dalle bombe israeliane. Un milione e 200000 persone sono ora gli sfollati secondo il governo libanese.
F. è una sfollata storica che vive nel campo palestinese di Shatila, che esiste dal 1982, ed è molto vicino alle zone colpite dai raid di Tel Aviv, ha raccontato che il campo si è svotato e sono rimaste soltanto poche famiglie. Sono i profughi, sfollati già due volte, ed ora non sanno dove andare.
Grazie ad un contributo di #gazafreestyle stiamo mandando a lei e alla sua famiglia un aiuto per provare a spostarsi in una zona sicura. Nel frattempo, sappiamo che in tutto il Libano manca il gasolio, l’elettricità va via in genere per tutta la notte e, di giorno, per molte persone diverse persone mancano l’acqua, i beni di prima necessità e i farmaci.
Così, non solo abbiamo preso contatti con un’organizzazione che fornisce aiuti dal basso, Im Power, che fornisce aiuti nel nord del Libano, e, più in generale, siamo in contatto con la comunità libanese che si è organizzata per sostenere gli sfollati, che prepara i cibi presso la cucina comunitaria della Nation Station e aiutando a distribuire i vestiti donati.
Ma anche noi dall’Italia vogliamo fare la nostra parte. Come Yalla Study, infatti, che già supporta studenti e studentesse provenienti dalla Palestina, dalla Siria e dal Libano che hanno tentato di viaggiare verso paesi europei in modo sicuro e accessibile per iniziare oppure completare gli studi universitari, abbiamo lanciato una raccolta fondi insieme a Spin Time Labs, il palazzo occupato del quartiere Esquilino, in via Santa Croce in Gerusalemme, dove vivono tuttora 139 famiglie e quasi 450 persone, tra cui 92 minori, ma che è anche uno degli spazi culturali più innovativi esistenti oggi in Italia.
Una raccolta fondi “dalle persone per le persone”, con il Libano nel cuore.
Doneremo a IM Power che opera a Beirut e al nord e a General Union of Palestinian Women dei campi palestinesi di Beirut.
Qui tutte le informazioni per donare.
IT 71 O 05018 03200 000016917122
Conto di Spin Time Labs Cantiere di Rigenerazione Urbana APS
Banca Popolare Etica
CAUSALE: SOS CIVILI IN LIBANO
Campagna promossa da
Yalla Study team in collaborazione con
SPIN TIME LABS e con il sostegno di Gaza FREEstyle
Qui maggiori info
https://www.instagram.com/p/DAk78nPinY5/