Strumenti. Per una valutazione partecipata dei sistemi di accoglienza e integrazione

La valutazione come percorso condiviso e partecipato da tutti i soggetti che vengono toccati da un intervento: chi lo finanzia, chi lo mette in pratica, chi ne beneficia direttamente, senza dimenticare i territori in cui si esplicita. E’ questa la necessità emersa da ‘Strumenti. Per una valutazione partecipata dei sistemi di accoglienza e integrazione’, ultimo incontro, tenutosi mercoledì 16 giugno, del ciclo di seminari ‘Diritto di asilo: un percorso di umanità’, organizzato da Forum per cambiare l’ordine delle coseFondazione Migrantes, rete Europasilo e Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate.

In che modo si realizza oggi la  valutazione dei progetti di accoglienza per rifugiati/e e richiedenti asilo? Quali strumenti sono messi in campo? E chi ha il compito di valutare? Rispondendo a quali esigenze, e con quali obiettivi? Queste alcune delle domande su cui si è mosso il confronto, moderato da Cristina Molfetta di Fondazione Migrantes. Le risposte sono state diverse, ma tutte unite nel delineare alcuni punti fermi. Primo fra tutti: la necessità di abbandonare la mera valutazione economica, un tassello importante, ma assolutamente non esaustivo, ancor più quando si parla di interventi rivolti alle persone. “E’ necessario
riflettere sugli strumenti di valutazione, su quali possano essere le dimensioni da indagare e gli elementi da considerare, per cogliere dei dettagli a grana più fine” afferma Magda Bolzoni, che con l’equipe del Laboratorio multidisciplinare sul sistema d’asilo DCPS dell’Università di Torino ha messo a punto proprio strumenti di valutazione per andare oltre quanto espresso dal capitolato delle gare d’appalto. “Abbiamo individuato le informazioni raccolte dalle prefetture sui progetti di accoglienza, e le abbiamo confrontate su più livelli, partendo da un punto di vista materiale e strutturale e proseguendo con il coinvolgimento attivo dei responsabili, degli operatori/operatrici, dei beneficiari, mantenendo una traccia flessibile e aperta, per raccogliere le suggestioni e narrazioni che le persone avevano voglia di condividere, lasciando anche che le persone scegliessero in modo autonomo di parlare con noi, avendo ben chiaro il nostro ruolo”, evidenzia Barbara Sorgoni, del Laboratorio multidisciplinare. Sull’importanza del coinvolgimento dei beneficiari si è soffermata anche Maria Cristina Negro, project manager di Never Alone, esperienza volta a sostenere, con molteplici progetti su tutto il territorio nazionale,  i minori stranieri non accompagnati, e a contribuire a garantirne benessere e inclusione, favorendone l’autonomia e l’inclusione (qui info). “Occorre parlare con i e le beneficiarie dei progetti, avendo anche la capacità e l’expertise per farlo. E a questo vanno affiancati indicatori di risultato che possano, ad esempio, non solo contare il numero dei corsi svolti, ma soprattutto l’efficacia di questi corsi”.
Valutare i progetti e i servizi, in definita, è essenziale. E per questo alla valutazione deve essere lasciato tempo e spazio: cosa che spesso non avviene. “Nel sociale non ci diamo mai il tempo per valutare. Ma per avere dei servizi che evolvono e migliorano, devono esserci dei dati da portare agli amministratori, che devono saperli leggere”, spiega Debora Tanzi, responsabile Ufficio Piano di Zona Distretto Sud-Est della provincia di Parma, ricordando l’importanza di progettare la valutazione fin dall’attivazione di un servizio, e di farlo in modo condiviso. “La valutazione deve arrivare da tutti i soggetti interessati, ossia operatori, beneficiari, territorio. Occorre mantenere un dialogo costante, che guardi al fine ultimo dell’efficacia dei progetti, non in termini finanziari ma prioritariamente qualitativi”. La complessità dei progetti di stampo sociale e il cui obiettivo è (o dovrebbe essere) il benessere delle persone e conseguentemente dell’intero territorio, necessita di uno sguardo che non sia unico, bensì multiplo, che coniughi punti di vista interni ed esterni, che includa la professionalità di persone che si interrogano sugli aspetti sociali, come sociologhe/i e antropologi/antropologhe: un percorso in cui valutatore e valutato dialogano costantemente, fino ad arrivare alla costruzione comune degli indicatori.

Una valutazione che prende le forma di un accompagnamento, come afferma Tanzi,  in una logica non ispettiva, ma di crescita comune, per il miglioramento di tutti. Perché se un servizio per le persone funziona bene, ne giova l’intera società: un punto da continuare a evidenziare, contrastando una narrazione stigmatizzante. “Quando parliamo di accoglienza ai migranti, la valutazione della qualità è troppo spesso assente”, evidenzia Sorgoni, smascherando il pensiero spesso sotteso all’accoglienza, che vede i richiedenti asilo privi della possibilità di valutare i servizi loro rivolti. “L’idea alla base è: ‘li accogliamo, dobbiamo anche ascoltare quello che hanno da dire? Dopo aver dato loro un pasto e un tetto? Ma così un diritto si trasforma in una sorta di generoso dono”. Sorgoni sottolinea anche l’importanza di ascoltare approfonditamente operatori e operatrici, spesso precari/e, sottoposti alla costante ansia di perdere il posto di lavoro.

Una valutazione che si delinea come un quadro con molti colori e a cui contribuiscono molte mani, ognuna portatrice di una sensibilità, un obiettivo, un punto di vista differente. Alla fine, se la società è complessa, perché non lo dovrebbe essere anche la valutazione di un servizio che alla società si rivolge? E’ questo il passaggio necessario: smetterla di considerare i servizi come compartimenti stagni, ognuno a sé – per i soggetti portatori di disabilità, per le donne, per i minorenni, per i richiedenti asilo etc – e vederli piuttosto come parte di un tutto che va verso il miglioramento dell’intera società, seppur con attenzioni diverse per le sue varie componenti. Uno sguardo collettivo che si deve riversare sulla valutazione, non più pensata come un passaggio burocratico e schiacciato sull’aspetto finanziario, ma al contrario valorizzata, individuata come step fondamentale di miglioramento sociale. 

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